Sophomore watch: i talenti NBA pronti a prendersi la scena

Dall’impatto di Reed Sheppard all’esplosione a Miami di Kel’el Ware, analizziamo i sophomore pronti a fare il salto di qualità nella stagione NBA 2025/26

Kel'El-Ware con la maglia dei Miami Heat

Classe di rookies non indimenticabile quella del 2024, ma se andiamo a ricercarli a 365 giorni dal loro esordio – tra chi ha sorpreso e chi ha deluso – in diversi si giocano un posizionamento chiave all’interno dei roster di appartenenza.

O meglio, in caso di salto (o solida conferma) potrebbero diventare centrali nelle prospettive delle rispettive squadre. Con il pericolo di scontrarsi contro il famigerato “rookie wall”, che talvolta viene inteso come calo prestazionale a metà della stagione di esordio, ma spesso serve anche a descrivere le difficoltà che possono incontrare i sophomore.

Cerchiamo quindi di capire dapprima chi è atteso ad un salto in avanti, magari forzato dalle circostanze di squadra ad accelerare rispetto al proprio sviluppo, per necessità impellenti e generali. E poi osserviamo anche chi ha esordito secondo aspettative lo scorso anno, con il bisogno di consolidarsi nel percorso.

Premessa: nell’impossibilità di trattarli tutti, gli ottimi Jaylen Wells di Memphis, Donovan Clingan di Portland e Matas Buzelis di Chicago restano fuori da questa panoramica. Pur appartenendo tutti e tre alla prima categoria in analisi, quella di chi deve fare un salto di qualità, ma senza particolare fretta delle rispettive squadre, in verità.

Soprattutto per quel che riguarda gli ultimi due, che avranno spazio in contesti in piena fase di ricostruzione. Wells, di contro, ha rischiato seriamente di vincere il premio di miglior esordiente della scorsa stagione, pur scelto al secondo giro dai Grizzlies. Ed appare già inserito in un ruolo di facilitatore importante, nel “ballerino” (causa infortuni) scacchiere tattico a disposizione di coach Iisalo.

Sophomore pronti al salto di qualità

Reed Sheppard – Houston Rockets

Il primo che viene in mente, per la posizione in cui si trova dopo l’infortunio di VanVleet. Houston ha disperatamente bisogno di un giocatore con le sue specifiche, soprattutto a livello di tiro. Lui lo scorso anno ha deluso tantissimo, anche a livello di efficienza al tiro (tirando con il 33.8 da tre punti su appena 2.7 tentativi per 12 minuti medi di impiego in 52 partite).

Si approccerà quindi alle prime 20/30 gare stagionali con una pressione non indifferente. Se fallisce – o meglio, dovesse non farsi trovare pronto – la sua carriera potrebbe già finire, rispetto alle aspettative di scelta.

Ron Holland – Detroit Pistons

Detroit perde Hardaway Jr. e Beasley rispetto allo scorso anno; due giocatori che sono risultati fondamentali. Se il secondo è sostituito sulla carta da Duncan Robinson, l’altro lascia potenzialmente uno slot vuoto di rotazione. Holland ha dimostrato un profilo versatile e interessante, anche da un punto di vista atletico.

Con un anno di esperienza dovrebbe acquisire continuità, partendo dall’applicazione difensiva per farsi valere in attacco sfruttando le capacità atletiche. Aggiungesse un po’ di sicurezza dall’arco, sarebbe ancora meglio ( ha chiuso il suo primo anno con un misero 23.8% da tre punti su due tentativi per gara).

Terrence Shannon Jr. – Minnesota Timberwolves

Già lo scorso anno è emerso come un corpo spendibile in ambo le metà campo, anche in quella difensiva, e addirittura a tratti non ha sfigurato nelle limitate chiamate ricevute in postseason. Pur essendo stato centellinato in stagione regolare, restando in campo poco più di 10 minuti di media per appena 32 gare di impiego.

Adesso, con la partenza di Alexander-Walker, ha uno spazio e soprattutto un identikit sul quale lavorare. Se riesce ad essere quello specialista, con un potenziale d’attacco più solido guardando alla carica verso il ferro, Shannon può rivelarsi la chiave di volta per la stagione dei Wolves. Altrimenti, troppo orfani di NAW per poter pensare di tornare dove sono arrivati negli ultimi due anni.

Anche il compagno di squadra (e di Draft Class) Rob Dillingham si approccia alla nuova stagione con aspettative analoghe, in ottica di sviluppo da vice Conley. Non proprio semplicissimo, anche se la granitica point guard di Minnesota si presenta ai nastri di partenza ancora da titolare potenziale.

Dalton Knecht – Los Angeles Lakers

Un ragazzo che palesemente ha sofferto l’impatto alla lunga, anche a causa di limiti che lo hanno da subito evidenziato come un minus difensivo. Peccato che abbia perso al contempo esuberanza e fiducia al tiro, che rappresentava un suo potenziale plus e deve tornare ad esserlo. Perché attorno a Luka Doncic, tiratori della sua caratura sono preziosissimi, e a Los Angeles non ne hanno tantissimi.

A metà stagione era stato scambiato a Charlotte, prima che la trade per Mark Williams venisse annullata, causando un suo mesto ritorno in gialloviola. Non è escludibile che i Lakers guardino a lui come un asset di scambio, ma la fiducia attorno al prospetto è talmente ribassata che per non essere solo un filler deve giocare, e farsi valere.

Sophomore alla prova della seconda stagione

Bub Carrington e Alex Sarr – Washington Wizards

Giocano insieme, li trattiamo insieme. Anche se il peso specifico del secondo sarà decisamente superiore al primo, trattandosi di una ex seconda scelta assoluta. Il ceiling di Sarr è evidente, ammettendo che i suoi istinti difensivi uniti alla sua versatilità lo proiettano già nell’élite del ruolo per quella metà campo.

In attacco, avrebbe range oltre che dinamicità e fisico: se migliorano le percentuali e diviene centro che allarga il campo, i Wizards ottengono subito il pilastro fondante sperato. Che probabilmente è destinato ad essere, in base alla velocità di sviluppo.

Bub invece, a tratti ha sorpreso per i lampi di leadership dimostrati. Avrà la palla in mano, e guiderà potenzialmente un’unità giovane e dinamica, quando i vecchi McCollum e Middleton saranno fuori.

Può divertirsi e divertire, ma al contempo deve ovviamente lavorare sulle letture. È un processo inevitabile per uno della sua taglia, nel suo ruolo. Però dopo il primo anno è sulla buona strada: i Wizards potrebbero dargli carta bianca, con la speranza di trovarsi un nuovo Maxey, per come esplose a Phila.

Jared McCain – Philadelphia 76ers

Appunto, guardando a Phila e parametrando il poco che McCain ha fatto vedere lo scorso anno prima di rompersi, era potenzialmente il favorito per il rookie dell’anno.

Riparte ai box causa infortunio, il che impone un focus importante sulla sua capacità di mantenersi in salute. Al contempo, le sue capacità balistiche – o più generalmente offensive – possono sposarsi perfettamente nel sistema Sixers, al netto dell’inamovibilità di Maxey nel reparto guardie, la riconferma annuale di Grimes e l’arrivo di Edgecombe.

C’è sicuramente competizione, ma se McCain si consolida banalmente giocando di più, strappa un ruolo chiave, anche dovesse venir visto “da second unit”.

Kel’el Ware – Miami Heat

Chissà se tra qualche anno ci ricorderemo di lui come la vera punta di diamante della rookie class, nel caso evidente steal per posizione di scelta. Ha le stigmate dell’unicorno, ed a tratti appare la cosa più vicina a Wembanyama anche esteticamente, non fosse che per qualche centimetro di meno (che, certo, impatta).

Tuttavia, se continua a crescere come lo abbiamo visto svilupparsi nell’arco della sua prima stagione, la sua accoppiata con Adebayo regala a Miami una prospettiva super interessante: quasi da pensarli ad una star dal contendere.

Certo, non è poco, ma quando hai un lungo così atipico rispetto alla canonicità, con la capacità di restringere il campo quando difende il canestro avversario, tutto è possibile. A maggior ragione se imparasse ad allargarlo, quel campo, nell’altra metà campo.

Zaccharie Risacher – Atlanta Hawks

Nella sua prima stagione in NBA, Risacher ha dato la sensazione di aver bisogno di tempo per abituarsi ai ritmi e alla fisicità della lega. Ma la buona notizia è che ha fatto registrare una progressione evidente, sia numerica che a livello di apparenza.

Man mano che ha preso confidenza con il gioco, è emerso come potenziale 3&D di livello, il che potrebbe un minimo deludere le aspettative di una prima scelta assoluta, ma i margini di crescita appaiono evidenti. Anche se non sempre possono considerarsi ampi.

Tuttavia, le aggiunte a contorno ed il ritorno di Jalen Johnson non gli impongono di bruciare le tappe, restituendogli più tranquillità nella progressione che dovrebbero portarlo a recitare un ruolo centrale all’interno del progetto Hawks.

Bonus Track

Stephon Castle – San Antonio Spurs

Un Rookie of The Year – seppur di una classe poco entusiasmante – dovrebbe ripartire da una situazione di vantaggio, senza bisogno nè di elevarsi con fretta, nè di consolidarsi per il buono fatto vedere. Perché, nei fatti, è risultato il migliore del lotto per certificazione.

Il ruolo di Castle all’interno degli Spurs potrebbe però apparire in discussione, già partendo dalla presa di De’Aaron Fox dello scorso anno, con il quale può convivere ma anche sovrapporsi. La scelta (seconda assoluta) di Dylan Harper nell’ultimo Draft, aggiunge volume ad un reparto dove esiste competizione per occupare starting o closing lineup.

Il figlio di Ron dovrebbe partire dalla panchina sulla carta, ma il talento lasciato intravedere già al suo esordio in preseason fa pensare che semmai si tratterebbe di una soluzione temporale.

Con Fox infortunato per l’inizio della stagione, il problema dovrebbe non porsi, ma Castle deve farsi trovar pronto e perfezionare quel che ha dimostrato nell’ultima parte della stagione. Quando gli Spurs gli hanno concesso tanta fiducia, e per certi versi le chiavi della squadra con Wembanyama e Fox infortunati.

Sicuramente dovrà tirare meglio dall’arco, mantenendo almeno i 4 tentativi per gara dello scorso anno, a livello di volumi. Però il 28% di realizzazione è davvero molto poco, in una squadra che avrà bisogno di giocatori pericolosi da tre punti per spaziare la zona d’attacco.

Contemporaneamente, dovrà dimostrare un maggior controllo in difesa quando chiamato a coprire sui pari ruolo, evitando falli che si potevano giustificare con l’inesperienza. Insomma, per lui qualche sfida in più del previsto per il presunto status acquisito, e un pizzico di pressione in aggiunta, di conseguenza.

Del resto, essere il secondo ROTY in due anni per la stessa franchigia, non è cosa da poco anche nello scatenare entusiasmi e prospettive tra i tifosi. Anche perchè, in potenza, il triplete non sarebbe così assurdo (anche se difficile, considerando che il talento scelto prima di Harper nel Draft 2025, è stato Cooper Flagg).

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