Kel’el Ware, la fiducia degli Heat resta: “Il secondo anno è sempre il più difficile”
Ware risponde con 16 punti nella vittoria contro i Clippers dopo la difficoltà con Lakers e Spurs: Spoelstra e Adebayo lo motivano
Non sempre la crescita è lineare, e Kel’el Ware lo sta scoprendo nella maniera più reale possibile: sul parquet, sotto i riflettori, con la NBA che chiede risposte rapide.
Nella vittoria contro i Clippers è stato un fattore: 16 punti, 6/8 dal campo, uscendo dalla panchina. Secondo anno, spesso titolare, aspettative alte dopo una stagione da rivelazione. Poi arrivano due serate complicate, quelle che ti ricordano quanto sia stretto il margine tra fiducia e incertezza.
Contro Spurs e Lakers, il lungo di Miami ha faticato a tenere il campo: pochi minuti, impatto minimo, qualche passaggio a vuoto difensivo che pesa. Spoelstra però non cerca titoli facili né diagnosi affrettate.
Stiamo cercando di gestire bene tutta la questione perché è molto sfumata. Contro i Lakers ha faticato perché giocavamo contro due creatori di gioco come Luka (Doncic, ndr) e Austin (Reaves, ndr), ma ha reagito bene
Erik Spoesltra
Queste parole di coach Spoelstra – che in preseason era rimasto impressionato dalle prestazioni di Ware – raccontano tutto: il lavoro silenzioso, la costruzione, l’idea di un talento che va valorizzato mentre si struttura.
Parlo con lui da fratello. Non vado da lui come capitano, sono un mentore. Ci sono dolori di crescita in NBA. Ti ritrovi coinvolto e in un attimo, per me, sono già passati nove anni. Troverà molti ostacoli lungo il percorso, ma dipende da come impari da queste lezioni. Questa lo è per lui
Bam Adebayo
All’Intuit Dome, dove Miami ha vinto per il rotto della cuffia, l prodotto di Oregon ha mostrato notevoli segnali di risposta, dimostrando una risorsa affidabile dalla second unit – insieme agli 11 punti di Simone Fontecchio.
Miami sa cosa vuole da lui e sa che non si ottiene in fretta. Spoelstra lo dice senza proclami: si tratta di capire, adattarsi, crescere dentro un sistema che pretende tanto ma crede nei suoi pezzi.
Ware, dal canto suo, accetta.
È solo il mio secondo anno. Quindi è ancora un processo di apprendimento, devo assimilarlo. Bisogna fidarsi dell’allenatore e delle sue decisioni. E poi bisogna farsi trovare pronti quando si viene chiamati
Kel’el Ware
Nessun fastidio: solo la consapevolezza che certe lezioni valgono più di una singola partita. Il banco di prova continua, e la sensazione è che Miami abbia già capito che Ware può diventare la prossima stella della franchigia al fianco di Bam Adebayo.