Jalen Brunson domina con 40 punti: “Questo fanno gli MVP”
40 punti, cori da MVP e Knicks in finale di NBA Cup: a Las Vegas Jalen Brunson manda un messaggio chiaro alla lega
A Las Vegas non serviva il tutto esaurito per capire chi stesse dominando la scena. Alla T-Mobile Arena, tra cori inequivocabili di “MVP”, Jalen Brunson ha firmato una prestazione da leader assoluto, guidando i New York Knicks alla finale di NBA Cup con una vittoria per 132-120 sugli Orlando Magic.
I 40 punti messi a referto dall’ex Mavs rappresentano il suo massimo stagionale e arrivano nel momento più pesante: la nona vittoria nelle ultime dieci partite e il pass per l’atto conclusivo del torneo, dove i Knicks affronteranno i San Antonio Spurs di Victor Wembanyama.
Una partita da MVP, nei numeri e nel controllo del gioco
Non è stata solo una questione di punti. Brunson ha inciso quando il ritmo si è fatto più duro, prendendo in mano la squadra dopo che New York aveva dilapidato un vantaggio in doppia cifra nel terzo quarto.
Letture lucide, tempi giusti e leadership totale: canestri pesanti, ma anche assist chirurgici per OG Anunoby, Mitchell Robinson e Mikal Bridges, utili a ricacciare indietro Orlando nel momento di massimo equilibrio.
Mike Brown: “Questo fanno gli MVP”
Il primo sponsor di Brunson è il suo allenatore. Mike Brown, alla prima stagione sulla panchina dei Knicks, non ha usato mezzi termini:
Quando hai un candidato MVP della lega come Jalen Brunson, che chiude con 40 punti e rende il gioco più semplice per tutti, stai vedendo esattamente quello che un MVP dovrebbe fare
Mike Brown
Brown ha poi insistito sull’importanza del palcoscenico:
È bellissimo vederlo fare tutto questo su un palco nazionale. Così media e tifosi possono iniziare a parlarne davvero come di un MVP, perché è esattamente quello che è
Mike Brown
Un sostegno pubblico, chiaro e continuo, che sembra tutt’altro che casuale.
Brunson e la corsa MVP: numeri solidi, visibilità ancora da costruire
Le conversazioni per l’MVP, come spesso accade, ruotano attorno ai soliti nomi: Nikola Jokic, ancora in tripla doppia di media a Denver, e Shai Gilgeous-Alexander, leader di una Oklahoma City dal record storico. In questo contesto, Brunson continua a produrre senza fare rumore.
Le sue medie parlano di 28.3 punti e 6.3 assist, in linea con le migliori stagioni vissute a New York. Il miglior piazzamento nella votazione MVP resta il quinto posto nel 2023-24, seguito dal decimo dell’anno precedente. Eppure, con i Knicks secondi a Est dietro Detroit (20-5), il peso delle vittorie inizia a diventare un argomento difficile da ignorare.
C’è anche un fattore storico: a 6 piedi e 2 pollici, Brunson rientra in un club rarissimo. Dal 1980 in poi, solo Allen Iverson, Stephen Curry e Steve Nash hanno vinto l’MVP con quella statura. Un’anomalia che rende la sua corsa ancora più affascinante.
Un leader che pensa alla squadra
Brunson, dal canto suo, resta fedele al profilo basso. Nessuna polemica, nessuna rivendicazione:
Non leggo queste cose. Ma sentire la fiducia del coach significa molto. Il nostro rapporto sta crescendo, la comunicazione è ottima e può solo migliorare
Jalen Brunson
Parole che raccontano una leadership matura, costruita sul campo e non sulle dichiarazioni.
Martedì, in finale di NBA Cup, ci sarà un altro palcoscenico importante. Un’altra occasione per far rumore. O forse, semplicemente, per continuare a giocare come se l’MVP fosse una conseguenza naturale.