La mano di Redick dietro ai nuovi Lakers di Doncic
Doncic o non Doncic, Reaves o non Reaves, i Lakers continuano a convincere grazie al grande lavoro di aggiustamenti di coach Redick. In attesa di LeBron
Senza Doncic (quarta partita stagionale saltata), Reaves (dolore all’inguine) e il solito LeBron ai box per sciatica, vincere contro Portland in back to back sembrava proibitivo per i Los Angeles Lakers.
Le cose sono andate differentemente, con un Ayton stellare contro la squadra che ne paga per gran parte lo stipendio, oltre ad una prova solida di Rui Hachimura e dell’imprevedibile Nick Smith Jr.: sesta vittoria in otto partite, quarta consecutiva per i gialloviola.
Che tra mille dubbi sul roster, imprevisti in aggiunta e nuove assenze sempre dietro l’angolo, stanno stupendo in questo avvio. Grazie soprattutto a coach JJ Redick, che sta lavorando oltre le proprie possibilità con quel che il destino (oltre a Rob Pelinka) gli mette a disposizione, di sera in sera.
Il sistema Doncic-centrico
Da un punto di vista offensivo, l’approccio eliocentrico (Doncic-centrico) sta rendendo i suoi frutti, considerando l’assetto medio schierato attorno a Luka Doncic, quando in campo e con la palla in mano.
Sostanzialmente lui più altri tre giocatori fuori dall’arco con pericolosità in spot-up, e un lungo “dentro”, chiamato a funzionare da bloccante.
Quel lungo idealmente è Deandre Ayton, notoriamente dotato di un tocco educato e quindi ideale per pericolosità offensiva. Gli altri tre, ad oggi, possono essere Hachimura, Reaves ed il positivissimo Jake LaRavia, che oltre ad avere ampio range di pericolosità sa attaccare l’area sulle rotazioni, dimostrandosi sufficientemente solido anche dall’altra parte.
A livello di seconda unità, Marcus Smart e Jarred Vanderbilt si stanno rivelando fondamentali per approccio difensivo: il primo per aggressività sulla palla, il secondo – spesso utilizzato anche da centro in quintetti più “small” – anche per presenza a rimbalzo.
Completano la rotazione un Dalton Knecht ancora in cerca di autore (ma capace di offrire buoni sprazzi in attacco), un Bronny James recentemente in campo per più di una manciata di minuti senza creare danni ed il sopracitato Smith Jr., piuttosto che Gabe Vincent, notoriamente claudicante.
L a nuova identità di Jaxon Hayes
Ah, poi ci sarebbe Jaxon Hayes, che merita un discorso a parte. Perché per quanto tendente alla confusione generata in connubio con la sua esuberanza atletica, sembra esser stato tradotto da Redick in modo più funzionale inserendo due semplici concetti:
- Un roll profondo e scattante verso il ferro, ogni volta in cui viene chiamato a bloccare per l’handler, così da generare movimento difensivo anche quando non lanciato a canestro con un lob.
- Semplice sfruttamento della sua verticalità a protezione del ferro, quando si trova nell’altra metà campo
Il risultato di tutto ciò è una manovra offensiva più spaziata – sfruttando al meglio le peculiarità sue e di Ayton – con l’obiettivo dichiarato di aumentare i volumi dall’arco anche attraverso la circolazione, dopo l’esito del gioco a due di avvio, che resta l’opzione primaria. Con o senza Luka.
Austin Reaves: i Lakers funzionano anche senza Luka
Perché per quanto visto ad oggi, in assenza dello sloveno e ponendo Reaves a produrre lo stesso gioco offensivo, i risultati non cambiano.
Anche a livello di produzione personale, visto il modo in cui Austin Reaves ha risposto in materia di punti e assist quando aveva il joystick della squadra in mano.
Con lui al comando – anche quando si trova a gestire la second unit – è molto probabile osservare Hayes o Ayton impegnati anche da smistatori in situazioni di short-roll, sfruttando gli spot-up shooter liberi sul perimetro. Un qualcosa che potremo vedere anche più avanti, magari con Reaves da tiratore e Luka Doncic al timone, una volta rientrato LeBron James.
Che, se utilizzato da centro nei quintetti piccoli (per il tempo in cui possono essere sostenibili), potrebbe produrre un attacco efficacissimo nello sfruttare l’alto tasso di gravità che lo accompagna, in aggiunta a quello degli altri due.
Non è difficile immaginarsi Redick a studiare situazioni analoghe, per sfruttare un potenziale di scoring tanto elevato, che si eleverà al rientro in forza di James (previsto nella migliore delle ipotesi per metà mese).
Certo, se i gialloviola risultano al momento settimi per offensive rating nella lega – a dimostrazione del lavoro del coaching staff – nell’altra metà campo c’è ancora tanto da fare.
Le difficoltà difensive
L’unico modo che Redick ha per alzare il pace in una squadra Doncic-centrica, è sfruttare la pressione sulla prima linea per lanciarsi in transizione: possibile solo con Smart e/o Vanderbilt in campo.
Che hanno quel compito e, come già detto, lo starebbero pure ben assolvendo.
Anche perché altrimenti la difesa del perimetro lascia un tantino a desiderare, in attesa del miglior Vincent (ammesso che esista) e malgrado un comunque positivo LaRavia. La mancanza di rim protection è un tema, così come la debolezza nei tagliafuori sotto i tabelloni, che genera un numero di extrapossessi ancora lontano dai sogni del coaching staff (al momento sono diciannovesimi per percentuale di rimbalzi offensivi conquistati).
La zona difensiva che coach Redick sta alternando in momenti di gara – non esattamente impeccabile – sta alla lunga pagando dividendi più per la sorpresa suscitata negli avversari che per efficacia. Ma è comunque una variabile da sviluppare, guardando avanti.
Difendere per restare vincenti
Il diciottesimo defensive rating della NBA è un po’ poco per i Lakers e per quelle che erano le idee di JJ Redick, ma considerando le difficoltà avute nel poter contare su un gruppo al completo fin dall’avvio del training camp, il record positivo ad oggi è – come detto – un successo.
Anche ammettendo che si è attaccato meglio di quanto non si sia difeso. E non era scontato.
Seppur, soprattutto quando si inizierà ad andare in trasferta ad Est, sarà quella che è notoriamente intesa come “la metà campo del sacrificio” a determinare il mantenimento del record positivo odierno. Vediamo se Redick e i suoi ragazzi saranno capaci di proseguire così.