Bradley Beal sceglie i Clippers: un altro superteam, un altro rischio

I Clippers rilanciano con Beal, mai davvero incisivo a fianco di Booker e Durant: il rischio di un altro superteam sbilanciato è reale

Bradley Beal con la maglia dei Phoenix Suns

Il tempo di Bradley Beal ai Phoenix Suns è finito. Giocatore e franchigia, secondo i rumors, hanno raggiunto l’accordo per un buyout che permette all’ex Wizards di firmare con i Los Angeles Clippers un annuale da 5.7 milioni più player option da 5.6 per il 2026/27.

Beal rinuncia a 13 dei 110 milioni che gli spettavano dai rimanenti tre anni con i Suns. Serve al tre volte All-Star per liberarsi dalla franchigia e a Phoenix per spalmare gli altri 98 milioni in cinque anni, generando un impatto di dead cap (parte di uno spazio salariale di un contratto non più attivo) di 19.4 milioni.

Nel suo periodo ai Suns, Bradley Beal non è riuscito a rispettare le aspettative generate dalla trade del 2023 che lo portò a Phoenix per affiancare Devin Booker e Kevin Durant.

L’esperimento del super team si è rivelato un flop: ai Playoff 2024, la squadra è stata spazzata via con un secco 4-0 dai Minnesota Timberwolves, e al termine della stagione successiva non è riuscita nemmeno a qualificarsi per il Play-In. Un fallimento completo, tecnico e gestionale, che ha accelerato la fine del progetto.

I Clippers sono sempre stati i favoriti per accogliere l’ex Wizards. Sin dalla trade di Norman Powell con i Miami Heat (una delle tante mosse di un mercato estivo noioso), era chiaro che Lawrence Frank e il Front Office stessero facendo spazio per Beal. Aggiungere un’altra stella in netto declino si rivelerà la mossa giusta per migliorare una squadra che ambisce al Titolo NBA?

Perché i Clippers hanno cercato e voluto Beal

I Clippers hanno centrato le loro tre priorità estive: rinforzare il frontcourt, aggiungere ball-handling e migliorare il tiro. L’arrivo di Bradley Beal, reso possibile anche dalla cessione di Powell per ottenere John Collins, risponde perfettamente a questa strategia. Beal offre una pericolosità simile nel tiro, ma è un creatore di gioco più esperto.

Resta il dubbio sulla tenuta fisica – 33 partite saltate in media nelle ultime quattro stagioni – e su una mentalità difensiva mai convincente. A Phoenix ha visto crollare le sue prestazioni, facendo dimenticare di essere stato un All-Star per tre volte in carriera e il secondo miglior marcatore della stagione 2020/21 (31.3 punti di media).

Ma i Clippers credono nel suo riscatto, convinti che le firme di Beal, Collins e Lopez in questa off-season rappresentino un salto di qualità. Il vero nodo ora sarà integrarlo in un sistema destinato a cambiare.

Aggiungere Bradley Beal a un nucleo di superstar come James Harden e Kawhi Leonard – supportato da veterani affidabili come Bogdan Bogdanovic, Nicolas Batum e Derrick Jones – trasforma i Clippers in un altro superteam sulla carta. Ma proprio questa formula, il sovraccarico di stelle senza un equilibrio strutturale chiaro, due anni fa è stata il punto di rottura del progetto ambizioso dei Suns.

Il fallimento dell’esperimento Booker–Durant–Beal dovrebbe suonare come un monito: mettere insieme grandi nomi non basta. Ora toccherà a Tyronn Lue trovare la chimica giusta per non ripetere gli stessi errori.

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