Storia della più bella (e dimenticata) partita NBA

Le Finali NBA del 1976 sono state teatro di una delle partite più incredibili di sempre, che è stata però dimenticata nel tempo: Boston Celtics Vs Phoenix Suns

John Havlicek NBA Finals 1976

4 giugno 1976, Boston Garden: Gara 5 delle Finals NBA. I Boston Celtics, in casa, dopo aver perso due partite in fila, cercano di arginare la ruvida squadra dei Phoenix Suns. La serie si trova sul 2-2.

Nonostante una panchina non strabiliante, Boston rimaneva una macchina ben oliata, ma i Suns erano una mina vagante. La squadra era giunta alle prime finali nella propria storia, grazie a una delle più improbabili cavalcate nei Playoff, dove riuscirono a sconfiggere in sette gare, anche i campioni in carica dei Golden State Warriors.

Nel primo tempo di Game 5, non c’è storia: Boston domina, con la bandiera biancoverde John Havlicek (terzo nella classica All-Time per titoli vinti) che segna 19 punti solo nel primo quarto. Il primo tempo si chiuderà con un imponente vantaggio Celtics, un 61-45 che sembra lasciare poche speranze alla squadra dell’Arizona. Ma, come accaduto per tutta la stagione, i Suns ci provano, mettono tutto quello che hanno, tentano di far diventare l’apparentemente impossibile, possibile.

Fino agli ultimi minuti dei tempi regolamentari, Havlicek non riuscirà più a segnare. La difesa dei Suns, al ritorno dalla pausa, diventa precisa, forte, maledettamente motivata, e giunti agli ultimi secondi di partita, i Celtics si trovano incredibilmente sotto di un punto.

Hondo a rimetterà la situazione in equilibrio, dopo aver subito un fallo con 19 secondi rimasti sul cronometro, pareggiando col primo libero, ma sbagliando il secondo. Havlicek ha il tiro che avrebbe potuto consegnare a Boston la vittoria, ma non entra.

Paul Westphal per i Suns, sbaglia un tiro con tre secondi rimasti, si va ai supplementari, a quanto pare. La regia TV aveva colto l’ala Paul Silas nell’atto di segnalare all’arbitro la richiesta di time-out per i Celtics, i quali però non ne avevano più a disposizione. Ciò che poteva essere un fallo tecnico e di conseguenza un tiro libero per la vittoria dei Suns, non verrà concesso: gli ufficiali di gara ignorano l’infrazione, e dichiarano conclusi i tempi regolamentari.

Nel primo OT, i Celtics si portano sopra di quattro punti. I Suns non segnano per più della metà del supplementare, fino a quando è Gar Heard a sbloccare la freddissima situazione con due minuti rimasti. Non dimenticatevi il suo nome.

“Proprio quando pensi siano finiti, si inventano qualcosa” afferma al microfono il telecronista CBS Brent Musburger. E infatti, Phoenix pareggia con un tiro di tabella folle di Curtis Perry. Havlicek ha un altro tiro per la vittoria, nulla da fare, overtime numero due, quello dell’incredibile.

Un minuto e mezzo rimasto, Phoenix sotto di uno, palla ai Celtics. Jojo White, per Boston, aveva firmato due canestri fondamentali. Ricky Sobers si era inventato un funambolico gioco da tre punti per i Suns. Sbaglia la squadra in trasferta, e Boston si affida al futuro Hall of Famer Dave Cowens, che segna col fallo, ma offensivo, il suo sesto totale per la panchina diretta.

Dall’altra parte, accade lo stesso: il centro Awtrey commette il suo sesto, è fuori dalla partita e Phoenix non riesce nemmeno a pareggiare. Con 19 secondi rimasti, a infilare il colpo che sembra essere decisivo è JoJo White, che con un terzo tempo magistrale mette i biancoverdi sopra di tre punti, e al tempo le triple non esistevano ancora.

Ma i soli dell’Arizona non vogliono smettere di bruciare. La guardia Dick Van Arsdale, dalla panchina, aveva giocato trenta minuti non segnando nemmeno un tiro. La palla va a lui, due palleggi secchi e la lascia andare: dentro, Phoenix sotto di uno. Ma l’incredibile deve ancora arrivare.

Paul Westphal ruba palla dalla rimessa per i Suns come farà Larry Bird qualche anno dopo, la passa a Curtis Perry che tira, sbaglia, Van Arsdale la raccoglie, gliela ridà, Perry fa una finta e insacca il tiro del vantaggio. Il tutto con sei secondi ancora rimasti sul cronometro, sei secondi che si riveleranno un’infinità.

Palla ai Boston Celtics dal time-out, e quei sei secondi. Si fa vedere John Havlicek, che ha vissuto due supplementari terribili, tra palle perse e tiri subiti.

E Hondo non ci sta: tre palleggi con la sinistra, si alza per il tiro, e la mette di tabella. Il Garden esplode, il cronometro segna il doppio zero e c’è l’invasione di campo, i giocatori corrono negli spogliatoi. È finita! I Boston Celtics avevano vinto gara 5, ed erano pronti a chiudere le finali.

Ma non era così. Gli ufficiali di gara chiedono l’intervento delle forze dell’ordine, il campo viene sgomberato e messo un secondo sul cronometro. Un solo secondo.

Phoenix, senza time-out, trovano salvezza nel genio di Paul Westphal: chiama lo stesso l’interruzione, che viene data dagli arbitri, ma Boston dovrà tirare un libero, che prontamente viene messo a segno da JoJo White, per il delirio della folla.

Al tempo, la regola scritta imponeva il mantenimento del possesso palla ai Suns, nonostante l’infrazione, e non solo: avrebbero potuto avanzare il pallone. Si torna dal time-out, dove Phoenix aveva faticato nel comprendere cosa effettivamente fare, visto che i tifosi dei Celtics, che avevano invaso il campo, avevano disturbato la squadra per tutto il tempo.

Un secondo e l’impossibile, che diventa possibile.

Perry trova Gar Heard, l’ala di due metri dalla Georgia, che si gira, lascia andare il pallone sopra le braccia del futuro coach leggendario Don Nelson: dentro, dentro! 112 – 112, la partita torna in pari e il Boston Garden si trasforma nel Maracanà del 16 luglio 1950. Silenzio pietrificante. Triplo Overtime.

Il terzo supplementare è rabbia e foga dei Celtics sugli stremati Suns: dovevano finire coloro che non volevano morire. Difatti i Celtics si mettono prepotentemente avanti con convinzione fino all’ultimo minuto: 128-122. È qui che Paul Westphal si inventa un sottomano 360 che farebbe realmente invidia a Ja Morant.

Immediatamente i Suns rubano palla, ancora Westphal da sotto, 128-126 Celtics. I biancoverdi cercano di passarsi la palla per far scadere il cronometro, i giocatori di Phoenix sono esausti, e non riescono a raggiungerli.

Con dieci secondi rimasti, l’impossibile sembra accadere di nuovo: il tempo, astrattamente si ferma, la palla vola in aria e l’onnipresente Westphal si trova sulla linea di passaggio. Salta, estende il braccio, mette la sua mano sul pallone.. ma è troppo stanco per completare l’intercetto.

Boston vince una delle partite più incredibili mai viste, ancora ad oggi, in un parquet NBA. Venne soprannominata “La più grande partita NBA di sempre“.

Di partite pazzesche, da allora, la pallacanestro ce ne ha regalate tantissime. Ma Gara 5 delle Finals NBA 1976, rimarrà per sempre nella storia.

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