LeBron ripensa a The Decision: “Volevo piacere a tutti”

Tredici anni fa LeBron andò in diretta nazionale negli USA per prendere la “The Decision”: il suo commento anni dopo

LeBron James - The Decision

Capitava l’8 luglio 2010, “The Decision”: uno di quei momenti mediatici che ha cambiato la storia dello sport americano e sicuramente quella di LeBron James.

Passare da Cleveland a Miami gli ha permesso di vincere il suo primo titolo NBA e poi un altro ancora, in back-to-back insieme a Dwyane Wade e Chris Bosh. KingJames diede però ai media anche una buona occasione per raccontare quanto fosse egoista secondo loro nel prendere una, se non la decisione più importante della sua carriera fino a quel momento.

Avevo 25 anni e volevo piacere a tutti. Ero molto emozionato. Ho letto tanti commenti che dicevano che ero egoista, e quelle parole ti influenzano se lasci che succeda

LeBron James, via Undisputed

LeBron, allora 26enne e free agent, fece l’annuncio in diretta su ESPN umiliando i suoi tifosi dei Cleveland Cavaliers e facendo gioire quelli dei Miami Heat, dopo aver fatto sognare quelli di Knicks e Bulls (che in quei giorni estivi del 2010 sembravano due destinazioni più probabile rispetto a South Beach). Fu un evento televisivo seguito non solo negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo.

Non dimentichiamo che James divenne presto uno dei giocatori più odiati del panorama sportivo USA dopo quell’annuncio, che i suoi fan di Cleveland considerarono un vero e proprio tradimento, una “canzonata” in diretta nazionale che condannò i Cavaliers ai bassifondi della Eastern Conference e della NBA per gli anni a venire.

James ottenne esattamente l’effetto contrario rispetto a quello a cui auspicava e la dimostrazione arrivò il 2 dicembre della prima stagione da avversario dei Cavs. Una pioggia di fischi accompagnò il suo ingresso in campo alla Quicken Loans Arena (nome poi cambiato tre stagioni fa in Rocket Mortgage Field House) e tutto il suo tempo sul parquet durante quel match che gli Heat vinsero che uno scarto netto di 28 punti, 118-90: 38 punti e 8 assist di LBJ.

Sappiamo però com’è andata quando James, dopo il suo quadriennio a Miami, nel 2014, tornò nella Promised Land, la sua Terra a cui aveva promesso un titolo NBA che, tentativo dopo tentativo, arrivò nel 2016 tracciando i contorni di un’impresa storica e mettendo fine ad un vuoto lunghissimo (le squadre professionistiche di Cleveland non vincevano un titolo da 50 anni). Quella fu la chiusura del cerchio, il momento in cui LeBron piacque davvero a tutti, o quasi.

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