L’imbattibilità casalinga dei Celtics: 18-0 al TD Garden

I Boston Celtics sono imbattibili in casa. Perché il TD Garden è l’unica eccezione rimasta?

Jayson Tatum TD Garden

Negli anni ’80 i Boston Celtics guidati da Larry Bird e Kevin McHale erano noti, tra le altre cose, per la loro imbattibilità tra le mura amiche, dettata dal clima rovente del Boston Garden. I fischi assordanti e l’aria irrespirabile – densa di tensione oltre che di fumo di sigarette – rendevano l’originale Garden un ambiente invivibile per gli ospiti.

Il record di vittorie casalinghe in singola stagione NBA è proprio di quella squadra con 40 vittorie in 41 partite nella stagione 1985-86, imbattibilità che è poi proseguita anche ai Playoff con un perfetto 10-0 (quasi rovinato dai 63 punti di un ragazzo con la maglietta rossa numero 23 di Chicago).

I palazzetti della NBA moderna non sono più così, ma i Celtics di quest’anno stanno comunque facendo qualcosa di impressionante.

Stanotte i ragazzi di Mazzulla hanno allungato la loro striscia casalinga superando la migliore squadra della Western Conference ai tempi supplementari. I 45 punti di Jayson Tatum (di cui 12 all’overtime) hanno permesso ai Celtics di mantenere aperta un’altra striscia spaventosa: sono 17 le vittorie casalinghe consecutive contro Minnesota, con i Timberwolves che non vincono a Boston dal lontano 6 marzo 2005.

18 vittorie e 0 sconfitte sul parquet di casa in questa stagione. In un’era in cui giocare davanti ai propri tifosi non ha quasi più vantaggi, i Celtics stanno pian piano costruendo la loro fortezza al TD Garden.

Jayson Tatum e Jaylen Brown sembrano più pronti che mai per portare questa squadra alla terra promessa e avranno sicuramente bisogno di questo caldissimo TD Garden anche quando le vittorie conteranno direttamente per la conquista o meno del Titolo NBA.

Boston, però, sembra essere l’unica eccezione rimasta nel basket NBA moderno, con un pubblico e una passione rimasta invariata dagli anni di quei Celtics. Anche nel 2024, a 40 anni di distanza, i tifosi di Boston sono vera e propria benzina per i biancoverdi, con il calore dell’arena che si riflette anche sui risultati di squadra.

A due partite di distanza dal giro di boa i Celtics hanno vinto il 100% delle loro partite casalinghe, una rarità nella NBA degli ultimi anni. Basti pensare che in tutta la NBA in media solamente il 58% delle squadre di casa ha vinto nella scorsa stagione. Percentuale lontana anni luce dal 65% degli anni ’80 e dal 74% degli anni ’50.

Ma perché tutta questa disparità?

La comodità dei trasporti, degli alloggi e dei servizi a disposizione dei giocatori NBA del nuovo millennio gioca sicuramente un ruolo importante, ma è evidente che l’ambiente dei palazzetti NBA sia molto lontano da quello di 40 anni fa e da quello che vediamo tutt’ora nelle arene europee.

Probabilmente ci sono anche dei motivi culturali alla base di questa netta differenza, ma è innegabile che, soprattutto negli ultimi 10-20 anni, comprare un abbonamento per una qualsiasi squadra NBA sia diventato insostenibile per un tifoso dal reddito medio-basso.

Nel Washington Post del 6 novembre 1980 la discussione più accesa riguardava il prezzo medio di un biglietto per una partita NBA, salito di ben 3 dollari rispetto ai $7 di metà anni ’70. La scorsa stagione l’abbonamento annuale più economico per assistere alle partite dei Los Angeles Lakers si aggirava attorno ai $6500, poco meno di 160 dollari a partita.

Il basket americano sta diventando uno sport per i ricchi ed è facile comprendere perché nelle arene NBA ci sono sempre più spettatori e meno tifosi.

Se disegnassimo un grafico del prezzo medio dei biglietti per una partita e un altro con la percentuale di vittoria delle squadre casalinghe dal 1950 al 2020, con tutta probabilità scopriremmo che sono inversamente proporzionali.

Pecunia non olet. Mai frase fu più veritiera, soprattutto per il commissioner della NBA Adam Silver, ma questo sradicamento della classe di tifosi meno abbienti dai palazzetti non fa di certo bene al basket, perché lo sport – quello vero – è mosso dalla passione e non da pezzi di carta verde.

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