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NBA Draft, i 10 migliori giocatori undrafted

Le prime scelte sono sempre le più chiacchierate, così come quelle in lottery, ma scopriamo chi ha fatto la storia in NBA senza essere stato scelto

Il Draft NBA come ogni anno ci lascia soddisfatti a metà, alcune volte perché la nostra squadra non ha scelto nel migliore dei modi e altre perché il talento coinvolto non è di alto livello. A conti fatti essere scelto da una franchigia NBA durante la notte è un’emozione incredibile e lascia in lacrime quasi tutti.

Quando non vieni scelto sei deluso, senti di aver sbagliato qualcosa o di non avere abbastanza talento. La tua occasione è quella di firmare un breve contratto il giorno dopo e dimostrare che non essere tra i sessanta coinvolti è stato solo un grave errore.

Eccone dieci, tra gli undrafted players, che hanno fatto la storia della Lega.

10. Alex Caruso

Il playmaker dei Los Angeles Lakers finisce il college nel 2016 e si dichiara eleggibile al Draft, ma riceve picche da tutte le squadre della Lega. Gioca la Summer League con i 76ers che non lo confermano, allora firma con OKC che però lo taglia dopo nemmeno un mese. Nel 2017 sostituisce Lonzo (infortunato) come point guard titolare dei Lakers. Da quel momento inizia il “CaruShow”, diventando il primo giocatore a passare dalla G-League alla NBA grazie ad un two-way contract. Nel 2020, alla corte di King James (e con la sua benedizione), diventa campione NBA ritagliandosi uno spazio importante all’interno delle rotazioni.

9. Brad Miller

Il gigante di Kendallville non viene scelto al Draft del 1998 e si ritrova alla Bini Viaggi Livorno per iniziare l’esperienza da professionista. Giusto il tempo di sbloccare il lockout e viene firmato dai Charlotte Hornets con un biennale. Si sposta per altri 2 anni in quel di Chicago, poi un anno ai Pacers e l’apice della sua carriera arriva in maglia Kings. Nelle sei stagioni trascorse diventa due volte consecutive All-Star e nella stagione 2005-2006 è il miglior passatore tra i centri con 4.7 assist di media, diventando così un precursore e aiutando i futuri lunghi a sviluppare le doti di playmaking.

8. Carl Braun

Unico giocatore della classifica proveniente dal basket dei nostri nonni, Carl Braun è il primo undrafted a scrivere pagine importanti della pallacanestro targata NBA. Dopo il college le speranze di diventare professionista sembrano ridotte al lumicino, ma i Knicks (nel 1947) ci vedono lungo e lo firmano. Nella Grande Mela diventa All-Star per cinque volte consecutive dal 1953 al 1957, si trasforma in giocatore-allenatore dal 1959 al 1961 e termina la sua carriera al fianco di Bill Russell, dove vince il suo primo e unico titolo NBA.

7. Darrell Armstrong

L’attuale assistente allenatore dei Mavericks termina il college nel 1991 e di NBA non se ne parla: infatti, fino al 1995 gioca tra i semi-pro e in qualche bassa lega europea, qui si fa notare dai Magic che saranno la sua casa fino al 2003. Nel 1999 diventa il primo giocatore a vincere sia il titolo di “Sixth Man of the Year” che quello di “Most Improved Player”. La sua carriera viaggia tra alti e bassi: durante lo Slam Dunk Contest del 1996 segna un lay-up invece di schiacciare (definita la peggior schiacciata di sempre) e nel 2003 viene arrestato fuori da un night club di Orlando. A Dallas però lascia un ricordo speciale partecipando (e perdendo) alle Finals 2006 e vincendo da assistente il titolo del 2011.

6. John Starks

Dopo un solo anno al college si dichiara eleggibile, ma nel 1988 non lo chiama nessuno. John Starks è l’unico giocatore non scelto al Draft ad aver segnato oltre 10mila punti e ricordato per i suoi anni ai Knicks. Dal 1990 al 1998 gioca a New York e ottiene una convocazione alla partita delle stelle del 1994, oltre ad un titolo di miglior sesto uomo nel 1997. L’anno da All-Star ha un sapore dolce amaro: raggiunge le finali NBA e gioca un’ottima serie che si conclude con una sconfitta in gara-7, che chiude con la peggior prestazione di sempre alle Finals.

5. Avery Johnson

Al college è stato il miglior passatore per due anni consecutivi, ma questo non è bastato per ottenere una selezione al Draft NBA del 1988 (proprio come John Starks). Entra nella Lega firmando un contratto con i Seattle Supersonics, le sue prestazioni da assist-man sono indubbie, ma ancora non abbastanza per ottenere un contratto a lungo termine. Gli Spurs se ne innamorano e nasce un legame forte dal 1994 al 2001 che porta al titolo NBA del 1999 e a rendere Avery Johnson il primo giocatore undrafted ad aver visto ritirata la propria maglia.

4. Fred VanVleet

Quattro anni a Wichita State in cui ottiene due volte il titolo di MVC Player of the Year, dopo questa esperienza alcune squadre della NBA lo notato e gli offrono due anni in G-League a 20mila dollari complessivi accettando di essere scelto al secondo giro. Fred non ci sta e vuole giocarsi le carte a modo proprio. Lo vogliono i Raptors e lui vince il provino per diventare la quarta guardia della squadra. Passa alla squadra affiliata della Lega di sviluppo e vince il titolo nel 2017, viene promosso e diventa l’incubo degli Warriors alle Finals del 2019, una sentenza dall’arco. Oggi VanVleet è uno dei free agent più ambiti del mercato NBA.

3. Udonis Haslem

Una vita in maglia Heat con cui ha appena rinnovato per un’altra stagione alla veneranda età di 40 anni. Al Draft 2002 non viene preso in considerazione e decide, zaino in spalla, di affrontare l’avventura europea con la maglia francese del Chalone-sur-Saone. L’anno seguente firma con la squadra di casa sua, Miami, che in 18 stagioni gli fa conquistare 3 titoli NBA (di cui due consecutivi nell’era big three) su 6 finali disputate. La sua lealtà, la sua grinta e la sua storia difficile, provenendo da Liberty City, uno dei peggiori quartieri della Florida, lo rendono un simbolo per la città e per la franchigia.

2. Bruce Bowen

Duro, grezzo, cattivo, ma con un feeling speciale per il tiro dall’arco e per la marcatura a uomo. Bowen termina il college nel 1993 ed è tutt’altro che un giocatore da NBA, questo non lo ferma e diventa professionista per lo più giocando in Francia fino al 1997, quando firma un contratto da 10 giorni con i Miami Heat in cui gioca 1 minuto ottenendo 1 stoppata. Cambia diverse squadre, finché non sono gli Spurs di Popovich ad aver bisogno di un mastino nel ruolo di 3&D. Con i nero-argento conquista 3 titoli NBA, 5 selezioni consecutive nell’All-Defensive First Team e 3 nel Second Team. Viene ritirata la maglia numero 12, che lui stesso porrà a LaMarcus Aldridge una volta giunto in Texas.

1. Ben Wallace

Il miglior giocatore non scelto al Draft è senza dubbio Big Ben e i motivi della nostra scelta sono molteplici. Per stile di gioco è stato il Dennis Rodman degli anni 2000 e la sua leggenda nasce e si sviluppa come giocatore dei Pistons, con cui porta a casa un titolo NBA (2004) e diventa, insieme a Mutombo, uno dei due giocatori con 4 titoli di Difensore dell’Anno (l’unico undrafted). Nel 1996 era stato snobbato, probabilmente perché aveva cambiato due college o forse perché nonostante fosse un big man capace di segnare solo sotto canestro, non aveva la stoffa per competere contro gli altri. Detroit lo ha omaggiato con il ritiro della storica maglia numero 3 e lo considera il simbolo del dominio difensivo di quel team che aveva fatto sognare tutto il Michigan.


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