La stagione di Scoot Henderson: promosso o bocciato?
La stagione di Scoot Henderson sembra finalmente essere decollata, ma com’è il suo bilancio fino ad ora?
Arrivati al giro di boa, con qualche partita alle spalle da poter osservare nel dettaglio, è giunto il momento di fare alcune considerazioni sul rookie dei Portland Trailblazers Scoot Henderson, uno dei nomi più promettenti della classe del Draft 2023, che tuttavia sembra essere stato relegato nell’ombra negli ultimi tempi.
Henderson durante l’estate scorsa era stato presentato dai media come l’alternativa NBA ready all’unicorno francese Victor Wembanyama. Alto 1.91, dotato di una assurda esplosività nelle gambe con la quale attaccare il ferro e di ottime doti di playmaking. Una point guard moderna, per certi versi simile, nello stile di gioco, al primo Russell Westbrook visto ad Oklahoma in maglia Thunder.
Proveniente dal Team Ignite e dalla G League, Scoot sembrava poter essere, per capacità e fisicità, il giocatore più facile da inserire in una squadra NBA in fase di rebuilding e il più pronto a reggere sulle spalle l’etichetta di uomo franchigia.
Ma com’è stata questa prima midsesason di Henderson? Al momento i numeri delle sue medie non sono entusiasmanti: 12.9 punti, 3 rimbalzi, 4.7 assist. Numeri buoni per un rookie, meno buoni se si considera l’hype con cui è entrato nella lega e la scelta, la terza, con cui è stato pescato da Portland. La sua stagione è stata segnata da alcuni piccoli infortuni, che senza dubbio ne hanno rallentato il processo di crescita e adattamento; tuttavia, alcune criticità lo fanno apparire come un giocatore ricco di talento ma ancora tutto da costruire.
La percentuale di realizzazione dal campo è uno di questi punti sensibili. Scoot tira con il 37.5%, e dal perimetro la percentuale scende al 31%. Il suo tiro dalla distanza era qualcosa su cui si sapeva di dover lavorare, ma il problema inaspettato sorge quando si va a considerare il pezzo forte della sua casa, ovvero l’attacco in penetrazione al ferro.
Il primo passo resta assolutamente d’élite, bruciante come pochi altri in NBA, capace di lasciare sul posto anche difensori esperti e atletici, ma l’approccio con le difese avversarie sta creando vari grattacapi. Quando sotto canestro si genera spazio, Henderson è letteralmente inarrestabile, ma quando le difese sono schierate e l’area piccola risulta intasata, il play di Portland tende a fallire spesso e volentieri i suoi attacchi, andandosi a schiantare contro il muro avversario. Di fronte a questa problematica è però da sottolineare la sua abilità nel proteggere la palla e accumulare falli a favore.
Sul lato del playmaking, i quasi 5 assist di media fanno ben sperare e andando oltre le cifre, osservando da vicino i suoi passaggi, si nota chiaramente una spiccata capacità di lettura del gioco, nonché una incredibile sensibilità di mano nel dare via la palla per i compagni con traiettorie non banali e coraggiose. Per questa ragione le 3 palle perse di media a partita sono assolutamente contestualizzate e giustificate, poiché figlie di una voglia del giocatore di non accontentarsi esclusivamente del passaggio facile.
Il grande problema che ha afflitto Scoot Henderson fino ad ora è però l’aspettativa creata attorno a lui dai media statunitensi. Il ragazzo è dotato di doti tecniche ed atletiche fuori dal comune, ma ha solo 20 anni e un futuro sportivo tutto da scrivere. Gli errori in partita fanno parte del processo di crescita, ma i lampi di talento sono sotto gli occhi di tutti, basti vedere i 30 punti realizzati contro i Denver Nuggets.
Scoot non è assolutamente un fallimento, il suo ultimo periodo ne è un ulteriore conferma, come molti opinionisti lo hanno troppo frettolosamente etichettato, è un giocatore dalle grandi prospettive a cui bisogna solo dare il tempo di maturare.