Jalen Green ne mette 41: i Rockets credono al Play-In

Jalen Green continua a trascinare gli Houston Rockets e i Play-In adesso sono vicinissimi

Jalen Green intervistato dopo i 42 punti contro i Timberwolves

Qualche numero: 37, 26, 42, 26 e 41. Sono i punti siglati da Jalen Green nelle ultime 5 partite, con il 50% da 3 punti in 38 minuti di utilizzo.

I Rockets fino a due settimane fa sembravano tagliati fuori, ma con la larghissima vittoria di stanotte contro i Jazz sono ad una sola partita e mezzo da distanza dal decimo posto, attualmente occupato da dei zoppicanti Golden State Warriors, ultimo valevole per il Play-In.

La stagione di Green è vissuta in quasi perfetto parallelo con quella della propria squadra, ed è difficile attribuire la cosa al semplice caso. La seconda scelta del Draft NBA 2021 ha visto le sue cifre scendere rispetto a quelle della stagione scorsa: cosa perfettamente comprensibile dato l’arrivo a Houston di Van Vleet, dell’esplosione di Alperen Sengun (passato da21.4 a 27 di Usg%) ed in generale di un diverso approccio alla pallacanestro portato da Ime Udoka.

Lo stesso coach dei Rockets ha mostrato appezzamento per come la sua guardia ha affrontato e superato le difficoltà di questa annata:

Ho allenato molti realizzatori di alto livello. Lui è proprio a quel livello

Ime Udoka su Jalen Green

Sul piano tecnico, Jalen Green in questo momento è di fatto un realizzatore puro con doti atletiche di primissimo livello, ma per fare un passo in avanti per se e per i Rockets servirà mettere le doti di creation al servizio dei compagni: troppo pochi i 4.8 assist su 100 possessi e l’efg% è sotto il 50, il che significa che occorre far crescere la qualità delle conclusioni.

Il calendario dei Rockets delle ultime 11 partite appare sulla carte leggermente più complicato di quello dei rivali Golden State, che però hanno davanti una striscia di 5 trasferte consecutive: inutile negare che per entrambe l’accesso al Play-In darebbe un senso diverso ad una stagione fino a qui deludente per entrambe.

I Warriors si aspettavano di poter essere nel lotto quantomeno delle pretender, mentre Houston sperava di poter essere più competitiva dopo un mercato estivo che aveva portato in dote Van Vleet, Dillon Brooks ed Ime Udoka sulla panchina: mosse fatte con l’intento di affiancare al core di prospettiva (Green, Smith. Jr e Sengun) solidi elementi improntati all’oggi.

Chissà che questa prestazione monstre di inizio stagione non si riveli decisiva.

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