È la fine della Dynasty dei Golden State Warriors?

Steph Curry è l’unico Warrior in grado di mantere vive le speranze di Post Season di GSW: la fine della Dynasty è sempre più vicina

Stephen Curry deluso nel corso di una partita

Draymond Green non resiste: dopo solo 3’36” di gioco contro gli Orlando Magic ha già incassato due tecnici con conseguente espulsione. L’ennesima di una stagione compromessa sin dall’inizio dai suoi colpi di testa, che questa volta Stephen Curry avrebbe fatto a meno di commentare.

La faccia di Stephen Curry è al quanto espressiva quando si avvicina all’arbitro cercando di trattenere Green nel non cacciarsi – e nel non cacciare la squadra – in guai più grossi di un’espulsione. È questione di qualche secondo quando la sua rabbia si trasforma in lacrime che descrivono il mare di problemi in cui i Golden State Warriors stanno cercando di navigare nella stagione in corso.

Abbiamo bisogno di lui, lo sa. Non possiamo auto infliggerci delle ferite

Stephen Curry

Steph controlla le parole nel post partita. Gli è stato impossibile, invece, contenere la sua emotività per un’espulsione troppo pesante a 10 partite dalla fine della stagione regolare, con gli Houston Rockets che incalzano ad una sola partita di distacco.

Molto simile anche l’atteggiamento di Steve Kerr che nel post partita passa molto velocemente la domanda sull’espulsione del suo numero #23.

È stato uno sforzo di squadra complicato in circostanze difficili. Eravamo in back-to-back, abbiamo perso Draymond Green all’inizio della partita. Adesso ci serve ogni vittoria, ecco perché siamo stati tutti piuttosto emotivi. Draymond si è meritato l’espulsione, sono orgoglioso di come la squadra ha reagito

Steve Kerr

Prova invece a dare una spiegazione della reazione di Curry al doppio tecnico di Green:

Steph è l’agonista per eccellenza. È difficile per me rispondere a questa domanda. Non ha giocato la sua migliore partita ma ha segnato il tiro decisivo. Ha mostrato la sua emotività perché alla squadra serviva la vittoria

Steve Kerr

L’impressione è che il discorso non sia circoscritto all’episodio del primo quarto del Kia Center, ma si allarghi anche a qualcosa di più grosso. Quelle lacrime e quel calcio alla sedia durante il timeout parlano abbastanza chiaramente: Steph si sta davvero rendendo conto che Golden State arranca e, nonostante stia facendo di tutto per proteggere l’ultima posizione che garantisce la presenza ai Play-In, sta traballando.

Attorno alla superstar c’è poco. Klay Thompson e Andrew Wiggins hanno vissuto tempi migliori, Draymond Green non ha mai trovato costanza a causa delle sue pazzie; Chris Paul è un esperimento che non ha prodotto granché sebbene ci fossero molte aspettative sulla sua permanenza a San Francisco.

Gli Houston Rockets incalzano per prendersi il 10° seed ad Ovest e più passa il tempo più sembra che Steph sia l’unico Warrior in grado di mantenere vive le speranze di post season. La fine della Dynasty di Golden State è vicina?

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