Le inspiegabili strategie dei Bulls

Anche quest’anno siamo alle solite: basterà alla dirigenza l’ennesima risicata partecipazione al Play-In per ritenersi soddisfatti?

Nikola Vucevic Chicago Bulls

Troppo forti per tankare, troppo deboli per diventare una contender: è questo il limbo che intrappola i Chicago Bulls dal momento in cui hanno deciso di puntare forte su questo core affiancando a Zach LaVine (di cui peraltro non c’è traccia da un po’) due grossi calibri come Nikola Vucevic e Demar DeRozan.

A livello teorico, un quintetto con loro 3, un’ala 3&D e un playmaker di comprovato livello come Lonzo Ball ha tutte le potenzialità per soddisfare anche i palati più fini.

Eppure, quando la parola passa al campo, la musica cambia sensibilmente: Lonzo è un fantasma, LaVine non sembra in grado di compiere il passo della definitiva consacrazione e Nikola Vucevic non è mai riuscito a smussare i difetti già visti negli anni di Orlando. Lo stesso DeRozan, quasi stoico nel tentare di rimanere a galla in questo Titanic, non è sufficiente ad assicurare ai suoi un piazzamento da playoffs.

A questo punto viene da chiedersi come mai la dirigenza non prenda provvedimenti, dato che questo ciclo è giunto a un punto morto da almeno due stagioni; l’unica strada percorribile è quella del rebuilding, tanto invocato da tifosi e media, ma il Front Office non sembra dello stesso avviso.

I giovani su cui puntare, e qui veniamo alla grande (e forse unica) nota lieta della stagione, ci sono e sono validi: Ayo Dosunmu e Coby White sono a tratti irriconoscibili rispetto al passato, soprattutto grazie all’iniezione di fiducia data dalla certezza della titolarità e sono migliorati esponenzialmente, raggiungendo picchi statistici davvero notevoli.

Poi certo, entrambi andranno ancora sgrezzati, magari migliorando percentuali e shot selection, ma la base è indubbiamente buona, soprattutto considerando che prima di questa annata nessuno dei due sembrava affidabile. Considerando che anche Zach LaVine rimane in una fascia d’età che garantisce dei margini di crescita, 3 dei primi 6 giocatori del roster li avresti già in casa.

D’altronde basterebbe un pizzico di pazienza, roba di un paio di stagioni al massimo (considerando anche il ricavato dalle potenziali cessioni di DeRozan&co): se pensiamo all’ultima volta in cui i bulls sono stati realmente competitivi in un’ottica di titolo, ci rendiamo conto che, tutto sommato, sarebbe di gran lunga meglio accettare di farsi da parte per un po’.

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