Stephen A. Smith: “Il volto della NBA deve essere americano”
Il futuro della NBA è in mano ai giocatori non-statunitensi come Jokic, Doncic e Gilgeous-Alexander: il commento di Stephen A. Smith
La NBA si prepara a vedere i suoi veterani appendere le scarpe al chiodo. LeBron James, Kevin Durant, Stephen Curry non vogliono mollare lo scettro alla Next Generation, ma indubbiamente tra un paio di stagioni sarà il loro momento. E con l’arrivo di nuovi volti, sono soprattutto i giocatori internazionali a rappresentare la NBA.
Nikola Jokic (Serbia), Luka Doncic (Slovenia), Shai Gilgeous-Alexander (Canada) non sono soltanto i candidati MVP dell’ultima stagione – Joker e Shai lo sono anche quest’anno, più che mai -, ma anche i giocatori più scintillanti per il futuro della lega. È il frutto dell’espansione globale.
Tre giocatori non statunitensi dominano la NBA, mentre un giocatore unico come Victor Wembanyama (Francia) promette di essere un MVP per il prossimo decennio: nell’insieme, una prospettiva che fa riflettere l’analista di ESPN, Stephen A. Smith.
Capisco che la NBA sia diventata un prodotto globale a tutti gli effetti nel corso delle ultime stagioni, con le sue star internazionali riconosciute in tutto il mondo, ma resta pur sempre una lega nata in America
Stephen A. Smith
Secondo Smith, la NBA dovrebbe essere rappresentata da un giocatore statunitense come lo è stata negli ultimi vent’anni. Prima Kobe Bryant, poi LeBron James (coinvolto nei rumors di un possibile 1vs1 all’All-Star Game 2026) insieme a Kevin Durant e Steph Curry: quel tempo però è passato e con il record di 142 giocatori internazionali all’inizio della Regular Season, la lega conferma di essere un prodotto molto più esteso rispetto ai primi anni 2000.
La NBA sarà rappresentata da Anthony Edwards, secondo Stephen A. Smith: atletico, esplosivo, marcatore e anche show-man. Ant-Man, 24 anni il prossimo agosto, ha tutto per essere il volto del futuro, ma dovrà fare i conti con Doncic, Shai e Wemby.