Le regole NBA sui premi individuali sollevano dubbi

Le nuove restrizioni sui premi NBA fanno discutere: il report ufficiale mostra come anche i grandi favoriti possano restare fuori dalla corsa ai riconoscimenti

Shai Gilgeous-Alexander e Nikola Jokic

Siamo arrivati al momento dei Playoffs, il periodo in cui tutta la stagione NBA trova il suo pieno compimento, anche attraverso l’assegnazione dei premi individuali ai giocatori. Tuttavia, nel report definitivo del tracker che monitora le presenze, è emerso un dato significativo: l’84,3% dei giocatori NBA non ha raggiunto la soglia minima di 65 partite giocate necessaria per essere eleggibili ai premi.

Il restante 15.7% include appena 84 nomi, molti dei quali role players, tagliando fuori gente come Luka Doncic, Anthony Davis e Ja Morant, che sarebbero comodamente in lista quantomeno per i quintetti. A livello contrattuale, ciò si traduce in fasce di merito più basse, che valgono svariati milioni in meno nei futuri rinnovi.

Lo slogan promosso dai media oltreoceano, “best ability is availability”, è senza dubbio valido e rappresenta un punto cruciale nella lotta della lega contro il load management. Tuttavia, l’attuale sistema di candidatura presenta delle problematiche e genera diversi equivoci.

Ad esempio, la corsa per il Defensive Player of the Year include tra i favoriti giocatori che, in condizioni normali, non sarebbero nemmeno stati presi in considerazione. D’altro canto, Victor Wembanyama, ancora ai vertici di molte categorie difensive, non può essere eletto a causa del grave infortunio che lo ha colpito.

La soluzione ideale al problema probabilmente non esiste, ma l’idea più immediata non può non riguardare un abbassamento della soglia minima, visto che la maggior parte dei top players disputa in media tra le 55 e le 60 gare.

Forzare giocatori del calibro di Shai Gilgeous-Alexander e Nikola Jokic a disputare partite di fine stagione, quando la NBA stessa non offre un’adeguata visibilità mediatica, solleva legittimi dubbi. L’obiettivo di raggiungere il tetto di presenze, in un contesto del genere, sembra perdere di significato.

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