La caccia di Kawhi Leonard alle superstar NBA

Con la sua performance in Gara-2 contro i Nuggets, Kawhi Leonard lancia un messaggio chiaro: è tornato quello del corsa al Titolo NBA del 2019

Kawhi Leonard, Los Angeles Clippers, durante la Regular Season 2024/25

Dopo una prestazione leggendaria, la domanda di rito è sempre la stessa: “Come ha fatto?” Ma quando si parla di Leonard, anche la risposta non cambia mai: prende una ventina di tiri complicatissimi e li segna quasi tutti.

Dei suoi 19 tentativi nel capolavoro di Gara-2 contro i Denver Nuggets, solo uno è arrivato nell’area protetta. Gli altri 18 erano tutti tiri in sospensione. Ne ha segnati 14.

Leonard è così incredibilmente bilanciato e preciso nei movimenti che tutto sembra facile, anche quando non lo è affatto. Per di più: quando le partite contano davvero, alza sempre il livello del gioco.

Fuori dal campo però non ha una personalità da copertina, pur essendo una delle stelle di uno sport che si nutre di narrazioni. Per Leonard, trovare un posto in NBA non è mai stato semplice.

Leonard è stato il miglior giocatore di due squadre campioni NBA. E potrebbe aggiungerne una terza a giugno. Ma negli ultimi sette playoff è riuscito a concluderne solo due, con una stagione interamente saltata nel mezzo.

Se esiste un filo narrativo da seguire, probabilmente è quello legato alla salute. Abbiamo già visto in passato gli infortuni distruggere carriere potenzialmente leggendarie (Bill Walton e Brandon Roy su tutti)

Leonard invece ce l’ha fatta. E questa non è una copia sbiadita del suo vecchio sé. Non sta cercando di tardare il suo declino. Il Leonard che ha segnato 39 punti contro Denver lunedì è lo stesso del 2019.

Una leggenda che pensavamo perduta, improvvisamente tornata esattamente dove l’avevamo lasciata. Per una notte, almeno, Leonard è stato al centro del mondo del basket, soprattutto alla luce dell’ultimo anno di storia NBA.

Leonard non ha ricevuto un compagno nuovo e scintillante: non gli è stato affiancato Luka Doncic e nemmeno Jimmy Butler. I Clippers hanno lasciato andare Paul George, il co-protagonista che Leonard stesso aveva voluto nel 2019, senza ricevere nulla in cambio.

Se riuscirà a battere Nikola Jokic, uscirà dal “Thunderdome” di Denver solo per trovarsi davanti un’arena ancora più ostile a Oklahoma City, dove i Thunder da 68 vittorie lo attendono con ogni probabilità.

Sarebbe la tappa perfetta nel “Revenge Tour” di Leonard: prima la squadra che lo eliminò rimontando da 1-3 nella bolla di Orlando, poi la nuova dinastia costruita proprio con la trade di Paul George che lui stesso aveva chiesto.

Quanto lontano potrà arrivare, solo il tempo lo dirà. Ma se davvero questi ultimi anni fossero stati tutto per Leonard, sarebbero stati gli infortuni a definire la sua eredità.

Ha già battuto LeBron James, Kevin Durant e Stephen Curry nei Playoff. Lunedì, ha iniziato a puntare anche Nikola Jokic per il suo personale trofeo da mettere in bacheca. E che vinca o meno, il solo fatto che sia ancora lì, in campo, come loro, è già di per sé una dimostrazione di grandezza fin troppo sottovalutata.

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