Il plus/minus di LeBron James è stato il vero problema dei Lakers
Il -41 di plus/minus condanna LeBron James ma rivela i limiti strutturali che hanno affossato i Lakers

La drammatica eliminazione dei Lakers per mano dei Timberwolves ha fatto più che chiudere una stagione: ha riaperto ferite profonde e sollevato domande pesanti sul futuro, soprattutto quello di LeBron James.
A 40 anni, il Re ha fatto tutto il possibile per tenere a galla la squadra, ma si è ritrovato spesso da solo. A testimoniarlo è anche un dato che salta all’occhio: il suo plus/minus complessivo nella serie recita un preoccupante -41, mentre il resto della squadra, quando lui era in panchina, ha registrato un +8.
Un paradosso solo apparente. Questo dato è stato pesantemente influenzato dal minutaggio monstre di James nelle ultime due partite, in cui i Lakers sono affondati con scarti pesanti proprio nei momenti in cui lui era in campo. L’uso forzato (e a tratti disperato) del numero 23 ha portato LeBron a disputare i quarti quarti praticamente sulle ginocchia, spremuto oltre misura in cerca di soluzioni che il resto del roster non è stato in grado di offrire.
Il cuore del problema sta nella gestione delle rotazioni. L’alternanza tra i titolari e le seconde linee ha messo LeBron in campo con compagni che, nella miglior delle ipotesi, non sono all’altezza: Gabe Vincent e altri elementi della panchina non sono riusciti a garantire un minimo di solidità. Questo ha finito per esporre James a situazioni complicate sia in attacco che in difesa, facendone crollare l’efficacia sul piano statistico, ma non certo sull’impatto reale.
Paradossalmente, LeBron è stato il miglior Laker della serie, anche dal punto di vista dell’intensità difensiva. Ed è proprio questo, forse, l’aspetto più preoccupante per coach Redick: che l’unico giocatore davvero affidabile, quello più lucido e combattivo, sia ancora un quarantenne che non può più reggere da solo il peso di un’intera franchigia.