Il rituale più diffuso in NBA è un panino da ricreazione

Mangiare burro d’arachidi e marmellata tra due fette di pane è diventato un rituale sacro per le superstar NBA prima di scendere in campo

Donovan Mitchell esulta di fronte ad Al Horford nel match tra Cleveland Cavaliers e Boston Celtics

Burro d’arachidi e marmellata, racchiusi tra due fette di pane bianco. Semplice, dolce, appiccicoso. Un panino da merenda che negli Stati Uniti ha un nome quasi impronunciabile – PB&J, ovvero Peanut Butter and Jelly – ma una reputazione che nessuno osa mettere in discussione. Perché in NBA questo spuntino è sacro.

Tutto comincia nel 2008, quando Kevin Garnett, prima di una partita, sente un certo languorino. Qualcuno propone un PB&J, lui accetta con entusiasmo: “Let’s get on that”. Va in campo, gioca bene, la partita finisce, ma per Garnett qualcosa è appena iniziato. Quel panino, da quel giorno, non può più mancare. Diventa routine, poi rituale, infine simbolo.

Da Boston, il culto del PB&J si è rapidamente diffuso in ogni angolo della lega. A Portland lo servono a buffet. A Cleveland, invece, lo usano come “arma psicologica”: agli avversari ne offrono versioni di bassa qualità. A Milwaukee, metà dei panini vengono tostati solo per accontentare Damian Lillard, che li preferisce croccanti.

Ognuno ha la sua variante. Russell Westbrook li vuole con il pane imburrato e tostato. Carmelo Anthony li mangiava su un bagel alla cannella. Kevin Durant ci ha addirittura dedicato una linea di scarpe. Kristaps Porzingis li ha scoperti solo una volta arrivato in NBA, ma ora non può farne a meno.

In alcune franchigie la preparazione del PB&J è diventata una vera e propria forma d’arte: pane fatto a mano, marmellata cotta lentamente, burro d’arachidi cremoso preparato a colpi di mixer. I panini vengono tagliati in diagonale, serviti su vassoi eleganti e spariscono nel giro di pochi secondi. Altro che beveroni proteici e pasti su misura: in NBA, quando arriva il momento giusto, c’è spazio solo per il panino che ha conquistato tutti.

Una leggenda nata per caso, diventata tradizione. E forse anche un piccolo segreto di spogliatoio.

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