L’inspiegabile gestione di Jonathan Kuminga

Tra prove convincenti e rotazioni incomprensibili, il futuro di Jonathan Kuminga a Golden State è più incerto che mai

Jonathan Kuminga Warriors

La stagione dei Golden State Warriors è stata costellata da alti e bassi, ma tra le situazioni più inspiegabili c’è sicuramente quella legata a Jonathan Kuminga. Il talento congolese, ormai al terzo anno nella lega, è stato per mesi escluso dalle rotazioni da Steve Kerr senza apparenti motivazioni, una scelta che ha inevitabilmente creato distanza tra il giocatore e l’ambiente Warriors.

Il dato più paradossale è che, ogni volta in cui Kuminga è stato chiamato in causa, ha risposto con prestazioni solide e convincenti. In Gara 3, dopo un lungo periodo di anonimato, è tornato in campo segnando 18 punti in 26 minuti, risultando il più efficiente tra i suoi. Un segnale forte, che avrebbe meritato ben altra continuità.

In Gara 4, complice i problemi di falli dei titolari, ha avuto ancora più spazio: 36 minuti sul parquet, 30 punti messi a referto con un eccellente 11/18 al tiro. A tratti, ha letteralmente dominato l’area contro la fisicità di Minnesota, dimostrando di poter essere un fattore anche in un contesto ad alta pressione.

Eppure, nonostante queste prove, la fiducia sembra avere una scadenza ben precisa. Il rientro imminente di Steph Curry – che secondo diversi rumors non gradirebbe particolarmente la convivenza tecnica con Kuminga – rischia di rispedire il giovane talento in fondo alla panchina.

A quel punto, la frattura con Golden State potrebbe non essere più sanabile. Per un giocatore che ha mostrato lampi da protagonista e che sta ancora crescendo, una gestione così altalenante rischia non solo di rallentarne lo sviluppo, ma anche di spingerlo verso altri lidi.

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