La Draft Lottery NBA tra leggenda e sospetti
Dalla busta – secondo la leggenda – truccata del 1985, alla fortuna dei Mavs nel 2025: la Draft Lottery NBA alimenta un mito che non smette di far discutere

Nel 1985 la NBA apre un nuovo capitolo della sua storia con la prima Draft Lottery di sempre. Un’idea rivoluzionaria, almeno sulla carta, pensata per garantire equità e spezzare le dinamiche del tanking. Ma sin dall’inizio, qualcosa non torna.
I New York Knicks chiudono la stagione 1984/85 con un terribile 24-58. Un’altra annata da dimenticare per una franchigia storica, ma ormai fuori dai radar del successo da troppo tempo. Eppure, New York è un mercato chiave per la lega. Una piazza che fa gola, dove riportare entusiasmo e attenzione.
Durante la prima, storica Lottery, accade quello che molti ancora oggi considerano troppo perfetto per essere vero: la busta dei Knicks viene estratta per prima. La #1 pick è loro. E con quella chiamata selezionano Patrick Ewing, il prospetto più atteso del Draft. La città esplode, i tifosi sognano la rinascita. Ma tra i presenti all’evento, c’è più di un sopracciglio sollevato.
Si parla di una busta congelata, infilata nell’urna per essere riconosciuta al tatto dall’allora commissioner David Stern. Altri giurano che la busta fu volutamente ammaccata per distinguerla dalle altre. Leggende, suggestioni, ma senza prove. E il fatto che Stern fosse nativo di New York ha solo alimentato la teoria del “complotto perfetto”.
Ewing diventerà un’icona della franchigia, ma il titolo NBA resterà sempre irraggiungibile. Come se una sorta di maledizione avesse seguito quel primo passo troppo sospetto. Il Draft 1985 rimane ancora oggi un punto oscuro nella storia della lega. Il confine tra sport, business e leggenda si fa sottile, quasi invisibile.
Draft NBA 2025: un’altra Lottery, gli stessi sospetti
I Dallas Mavericks, appena orfani di Luka Doncic, hanno solo l’1.8% di chance di vincere la Lottery. Eppure, la fortuna (o qualcos’altro?) gira dalla loro parte: prima scelta assoluta. Il nome più accreditato è quello di Cooper Flagg, atteso al Draft come una futura superstar.
Il tempismo fa rumore. Solo tre mesi dopo aver perso la loro stella, i Mavs ottengono la chance per ricostruire immediatamente. E tornano alla mente altri episodi simili: i Cavaliers nel 2011, subito dopo l’addio di LeBron James; i Pelicans nel 2012 e poi nel 2019, in seguito alle cessioni di Chris Paul e Anthony Davis.
Coincidenze? Déjà-vu? O forse, ancora una volta, la NBA ha scelto di “indirizzare” il futuro per proteggere il presente.
A distanza di quarant’anni, la storia della Draft Lottery continua a far parlare. Nessuna prova concreta, solo sospetti, narrazioni parallele e una domanda che resta sospesa nel tempo: quanto c’è di vero, e quanto di costruito, in certe scelte del destino?