L’eterna contraddizione di Myles Turner

Myles Turner continua a dividere l’ambiente Pacers: se da un lato apre il campo in attacco, dall’altro fa fatica a rimbalzo, un aspetto che Oklahoma City sta sfruttando per mandare in difficoltà Indiana in queste NBA Finals

Myles Turner continua a dividere l’ambiente Pacers, anche in un momento cruciale come le NBA Finals. Da un lato, il centro di Indiana si sta confermando un elemento-chiave all’interno delle rotazioni di coach Rick Carlisle: la sua capacità di aprirsi sul perimetro ha messo in difficoltà le difese più statiche – come quelle di Brook Lopez e Jarrett Allen – creando nuove opzioni per l’attacco.

Dall’altro, proprio quella tendenza ad allontanarsi dal pitturato sta facendo emergere i propri limiti, soprattutto nella sfida con Oklahoma City. I Thunder, che impiegano in marcatura tanto Chet Holmgren quanto Isaiah Hartenstein, ne stanno smascherando le lacune croniche, in particolare a rimbalzo.

Nelle ultime 3 gare, Turner ha catturato in media soltanto 2.7 rimbalzi a uscita, un bottino ben al di sotto delle sue potenzialità, considerando anche quanto quella sia una delle principali difficoltà di OKC. La mancanza di fisicità nel pitturato si è fatta sentire soprattutto nel finale di Gara 4, dove ha pesato sulle sorti del match e sulle prospettive per il prosieguo delle Finals.

Turner resta quindi un rebus per Indiana: una pedina dal grande impatto, che però può diventare un punto debole in momenti cruciali. La sfida per coach Carlisle sarà trovare un equilibrio che possa valorizzare le sue qualità senza pagare un prezzo troppo salato sotto le plance.

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