Alle Finals NBA è successo davvero di tutto

Alle Finals NBA non si scrive solo la storia… a volte si sfiora l’assurdo. Dalle papere epiche ai momenti più impensabili: ecco alcune chicche che – forse – non conoscevi

Paul Pierce, Boston Celtics, esula durante le NBA Finals

Le NBA Finals sono piene di momenti iconici: game-winner, triple doppie, MVP e anelli al dito. Ma spesso, ad arricchire la storia dell’evento più importante della stagione NBA, si vedono anche delle belle chicche come quello che abbiamo raccolto.

NBA Finals da urlo. Non per Stephen A Smith

Per molti, Thunder-Pacers è stata una Finale ricca di qualità tecnica e intensità, con giovani talenti pronti a prendersi la scena. Eppure, non tutti sembrano averla vissuta allo stesso modo. Durante Gara 4, l’analista ESPN Stephen A. Smith è stato ripreso mentre giocava a solitario sul suo telefono, segno di una certa noia per l’andamento della partita. L’episodio è diventato virale, scatenando ironie ma anche qualche critica.

C’è un solo Mamba ed è Scalabrine

Brian Scalabrine non scese mai in campo durante le NBA Finals del 2008 tra Celtics e Lakers: zero minuti giocati, ma il Titolo nel suo palmares vale lo stesso. Dopo la vittoria delle Finals scherza anche con i giornalisti

Fra trent’anni nessuno ricorderà la verità. Potrò dire ai miei figli che ero titolare che ho vinto l’MVP

Brian Scalabrine

Il classico dei casi in cui su dice che il suo contributo è stato fondamentale nello spogliatoio, un vero e proprio collante per la squadra. E guai a sottovalutare il valore di un ruolo così prezioso.

Sacro e profano: Matthew Dellavedova

Durante le NBA Finals 2015, quando Kyrie Irving si infortunò a metà serie, Matthew Dellavedova emerse come uno dei protagonisti più sorprendenti per i Cleveland Cavaliers. Pur non essendo una star, Dellavedova portò un’intensità difensiva fuori dal comune, marcando con tenacia Stephen Curry e riuscendo a limitarne l’impatto in alcune circostanze.

Il suo gioco sporco, la determinazione e la capacità di fare quelle piccole giocate fondamentali ispirarono i compagni, mantenendo i Cavs competitivi in una serie dominata dai Warriors. Fu un contributo prezioso che dimostrò come, nelle Finals, ogni ruolo possa fare la differenza.

Too easy: Miller segna scalzo

Nelle NBA Finals del 2013 tra Miami Heat e San Antonio Spurs, Mike Miller entrò nella storia con un gesto unico: segnò una tripla all’inizi del quarto periodo di Gara 6 scalzo. Miller non si tirò indietro, mostrando sangue freddo all’occorrenza, ricevendo lo scarico da LeBron James e depositando tre punti fondamentali per la rimonta di Miami.

Quei tiri, arrivati in un momento decisivo, contribuirono a mantenere vivi gli Heat, che poi vinsero quella partita all’overtime – dopo la tripla celebre di Ray Allen a 6″ dalla fine del quarto quarto – e conquistarono il Titolo in Gara 7. Un episodio simbolo di cuore e determinazione, che resta uno dei momenti più iconici di quelle Finals.

Wheelschair Game: la finta di Pierce

Durante le NBA Finals del 2008, Paul Pierce regalò uno dei momenti più iconici… e forse un po’ esilaranti della serie. In Gara 6 contro i Lakers, si fece portare fuori dal campo in sedia a rotelle per un infortunio alla caviglia che sembrava serio.

Peccato che, secondo qualche ironica voce di corridoio, in realtà “il vero motivo” fosse un’esigenza ben più urgente: una pausa bagno extra lusso! A prescindere che si trattò realmente di questo o meno, Pierce tornò in campo guidò i Celtics verso il titolo e dimostrando che, a parte tutto, era sempre lui il vero leader.

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