Le infinite rotazioni dei Thunder: il modello che ispira la NBA

I Thunder hanno vinto costruendo da sé ogni meccanismo di una macchina quasi perfetta: una strategia rara, che oggi fa scuola in tutta la NBA

Mark Daigneault Thunder NBA Finals

La conquista del titolo NBA da parte degli Oklahoma City Thunder ha messo in luce una caratteristica unica nel panorama NBA: la straordinaria capacità della franchigia di costruire internamente la propria ossatura.

Non solo il quintetto titolare è ormai ben definito e consolidato, ma anche le rotazioni sono ricche di talenti cresciuti dentro il sistema, pronti a prendersi spazio con calma, senza pressioni e con una progettualità rara da vedere altrove.

Ne sono esempi perfetti Isaiah Joe e Jaylin Williams, che hanno saputo ritagliarsi un ruolo importante nel corso delle ultime stagioni, crescendo all’interno di un ambiente che valorizza il lavoro quotidiano e la cultura del miglioramento continuo. Ora, la nuova linfa arriva dalla Summer League, dove tre nomi in particolare hanno acceso i riflettori.

Il primo è Nikola Topić, fermo da un anno per infortunio ma già capace di mostrare sprazzi di playmaking “old school”, fatto di visione di gioco, tempi giusti e letture intelligenti. In un roster pieno di esterni esplosivi e versatili, Topić rappresenta un unicum, un potenziale regista puro capace di cambiare il volto delle seconde unit.

Accanto a lui c’è Ajay Mitchell, che sembra aver studiato alla scuola dei 3&D: il suo stile richiama molto quello di Lu Dort e Cason Wallace, due specialisti difensivi passati dallo stesso percorso di maturazione graduale, diventati poi garanzie assolute nelle rotazioni. Mitchell, con il suo equilibrio tra tenacia e tecnica, promette di seguire lo stesso sentiero.

La vera sorpresa, però, è Brooks Barnhizer. Nessuno si aspettava un impatto così evidente, ma le sue medie difensive in Summer League – con 6 palle rubate a partita – raccontano di un potenziale difensore d’élite. Il fatto che abbia scelto come mentore Alex Caruso, maestro assoluto nell’arte della difesa, lascia presagire sviluppi interessanti nel medio termine.

Questa “benzina verde”, fatta di giovani di sistema, rappresenta l’arma segreta dei Thunder. Nessun’altra contender può vantare una simile profondità auto-prodotta, e questo permette a OKC non solo di essere competitiva nel presente, ma anche di costruire le basi per un ciclo duraturo.

Un modello virtuoso che ricorda da vicino quello dei Golden State Warriors dei tempi d’oro – con la differenza che, a Oklahoma, il serbatoio sembra non esaurirsi mai.

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