Joel Embiid: “Non mi fido più di alcuni compagni”
Joel Embiid è tornato a parlare della fuga di notizie avvenuta ai 76ers, lasciando intendere che qualcosa si è rotto nello spogliatoio
Joel Embiid non è mai stato uno da mezze misure. Ma le sue ultime dichiarazioni rischiano di lasciare un segno profondo nello spogliatoio dei 76ers – forse più di qualsiasi parola pronunciata in passato.
A quasi un anno dalla fuga di notizie su una riunione tra i giocatori, l’MVP 2023 è tornato sull’argomento. E lo ha fatto senza giri di parole, lasciando intendere che il responsabile potrebbe ancora far parte del roster.
Il caso: la riunione privata finita sui media
Tutto è cominciato nel novembre 2024, in uno dei momenti più difficili della stagione dei Sixers. Dopo un preoccupante bilancio di 2 vittorie e 11 sconfitte, Kyle Lowry aveva convocato un meeting a porte chiuse per discutere di impegno e atteggiamento del gruppo. Un confronto schietto, pensato per restare confinato tra le mura dello spogliatoio.
Invece, nel giro di poche ore, i dettagli della riunione erano già sui media. A dare lo scoop era stato Shams Charania: secondo il suo report, Tyrese Maxey avrebbe accusato apertamente Embiid di essere “in ritardo per tutto”.
La risposta di Embiid non si era fatta attendere. Visibilmente contrariato, aveva definito il responsabile della fuga “un vero pezzo di m…” e parlato di una profonda “violazione della fiducia”. Anche Paul George, intervenuto dal suo podcast, si era schierato con Joel, criticando l’anonimo “traditore”.
Ora, mesi dopo, Embiid dice di sapere chi è stato. Ma non ha alcuna intenzione di rivelarlo pubblicamente. Quel che è certo, però, è che il danno è stato fatto – e non si torna indietro.
“Il passato è il passato. L’unica cosa che posso dire è che è difficile stare vicino a persone che fanno certe cose. Si torna alla questione della fiducia. Una volta che la oltrepassi, non puoi aspettarti che io partecipi di nuovo a una riunione di squadra. Non succederà
Joel Embiid
Parole che pesano come macigni in un gruppo che già fatica a trovare continuità sul campo. Lo spogliatoio appare spaccato, la chimica sembra svanita e i rapporti personali sono congelati. E se il responsabile non verrà identificato (o rimosso), Embiid dovrà imparare a convivere con chi ha minato il suo senso di lealtà.
Un leader costantemente sotto pressione
Con una media in carriera di 27.7 punti, 11 rimbalzi e 3.7 assist, Embiid resta uno dei centri più dominanti della NBA. Ma anche il talento più cristallino ha bisogno di un gruppo compatto alle spalle.
Per i Sixers, la questione va oltre il parquet: se non verranno ricostruite le fondamenta del rispetto e della fiducia, sarà difficile pensare in grande. E peggio ancora, rischiano di perdere l’uomo che – più di chiunque altro – incarna l’identità della franchigia.