Le promesse che hanno illuso la NBA

Promettere è semplice, il difficile è mantenere le aspettative: i giocatori che non sono riusciti a diventare stelle della NBA

Jeremy Lin con la maglia dei New York Knicks

Ogni anno in NBA c’è chi sorprende tutti: giocatori che esplodono all’improvviso, trascinano squadre, accendono discussioni e titoloni. Ma la parte più difficile non è arrivare: è restare.

E così, quella che sembrava l’annata della svolta si rivela un fuoco di paglia. L’anno dopo, spariscono: tra infortuni, contesti sbagliati o semplicemente perché non erano pronti a reggere il peso delle aspettative.

Kendrick Nunn

Undrafted nel 2018, si fa le ossa in G-League prima che gli Heat scommettano su di lui. Nunn ripaga subito la franchigia con 15.3 punti di media, il 35% da tre e conquistando il ruolo fisso in quintetto. Poi il buio: gli infortuni lo bloccano, salta tutta la stagione 2021/22 e vola in Europa, al Panathinaikos. Un ritorno in NBA sembra molto improbabile.

Eric Paschall

Emerge in una stagione da rebuilding per GSW. Klay salta tutto l’anno, Curry gioca soltanto 5 gare. Tra i 7 rookie in rotazione emerge inaspettatamente, finendo nell’All-Rookie First Team. Ma subito dall’anno dopo, con il ritorno di Steph e la trade ai Jazz regredisce velocemente fino a lasciare la lega e intraprendere un’avventura sfortunata anche a Pistoia.

Jeremy Lin

Nel febbraio 2012 passa dal dormire sul divano di un amico a essere il protagonista della storia più decantata dello sport USA del periodo. I Knicks lo pescano in emergenza, poi esplode con 24.6 punti di media in 10 gare, piegando pure Kobe con 38. In Free Agency, Houston lo strappa ai Knicks per 25 milioni in 5 anni, ma è un abbaglio. Come lo sarà per ogni squadra che proverà a rivivere la magia di Linsanity.

Jahlil Okafor

Arrivato in NBA nell’era sbagliata. Footwork d’élite e tocco morbido in post: 17.5 punti e 8.5 rimbalzi da rookie (3a scelta) con i Sixers nel 2016. Ma il gioco cambia, esplode il tiro da tre e lui resta indietro. Inadatto al nuovo ritmo sia in attacco che in difesa, finisce fuori dalle rotazioni di Phila e presto fuori dalla lega per un lungo periodo. Soltanto la scorsa stagione, tra le fila degli Indiana Pacers e prima ancora della loro squadra di G-League (Fort-Wayne Mad Ants), Okafor è tornato a calcare i parquet della NBA.

È sceso in campo solo 3:22 nella sua cinquantaduesima partita stagionale – una sconfitta contro i Knicks – raccogliendo appena un rimbalzo. Poi, il nulla. G-League? Cina? Europa? Nessuno sa dove giocherà nel 2025/26. Il talento non gli è mai mancato, ma non basta più.

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