Haliburton smonta le teorie del complotto sulle Finals NBA

Le NBA Finals tra Indiana e Oklahoma City dimostra che la NBA può ancora premiare talento e passione, senza sceneggiature nascoste

Tyrese Haliburton

La finale NBA tra Indiana Pacers e Oklahoma City Thunder è stata una sorpresa che nessuno si aspettava. Due squadre di mercati considerati “minori”, lontane dalle luci abbaglianti di New York o Los Angeles, hanno catturato l’attenzione del mondo del basket regalando una serie tiratissima, chiusa soltanto in gara-7.

Una storia di sport autentico, di giovani stelle e di equilibrio, che però non ha fermato l’onda di sospetti e teorie complottistiche.
In un’epoca in cui ogni evento sportivo di grande rilevanza sembra accompagnato da insinuazioni sul “copione già scritto”, c’è chi ha davvero ipotizzato che la NBA avesse deciso a tavolino di spingere Pacers e Thunder fino alle Finals. Un’idea che, a detta di Tyrese Haliburton, rasenta il paradosso.

Ospite del podcast Impaulsive di Logan Paul, Tyrese Haliburton, ancora alle prese con il recupero dal grave infortunio, ha commentato la questione con tono divertito:

Il problema è che gioco per gli Indiana Pacers. Se la NBA volesse truccare qualcosa, le ultime due squadre per cui lo farebbe sarebbero Indiana e Oklahoma City

Tyrese Haliburton

Un ragionamento efficace: che convenienza avrebbe la lega a favorire due realtà lontane dai riflettori nazionali, rispetto a mercati giganteschi come New York, Los Angeles o Chicago?

Haliburton, anzi, ha sottolineato che se davvero ci fosse stato un disegno nascosto, il vero beneficiario sarebbe stato il rivale più ingombrante incontrato dai Pacers lungo il cammino: i New York Knicks, fermati in finale di Conference.

Se la lega avesse voluto manipolare le cose, avrebbe sicuramente fatto in modo che i Knicks avessero successo. Invece è stato solo frutto del caso, o meglio della bravura, che ci siamo trovati lì

Tyrese Haliburton

La finale tra Pacers e Thunder, a prescindere da chi si tifasse, ha dimostrato che il basket può ancora sorprendere, premiare le squadre costruite con pazienza e i talenti emergenti.

Non servono sceneggiature o regie occulte: basta la passione sul parquet, e la capacità di resistere in una serie che ha richiesto sette atti per trovare il suo epilogo.

Forse proprio per questo l’idea che qualcuno pensi a un torneo “scripted” sembra fuori luogo. Perché se la NBA avesse davvero voluto scrivere una storia artificiale, difficilmente avrebbe scelto come protagonisti due piccole piazze del Midwest e del cuore dell’Oklahoma.

A volte lo sport regala incroci che nessuno avrebbe immaginato, e proprio per questo restano indimenticabili.

Leggi anche

Loading...