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Tony Parker punta la panchina: sogna il ritorno in NBA da allenatore

L’ex fuoriclasse degli Spurs oggi è presidente dell’ASVEL e ha subito parlato chiaro, vorrebbe andare in panchina, magari proprio in Europa. È davvero una visione realistica questa? E cosa cambierebbe per il club francese?

È di Tony Parker che stiamo parlando. 43 anni, quattro anelli con i San Antonio Spurs e un Finals MVP nel 2007. Insomma, non uno qualunque! Oggi, il francese ha dichiarato che gli piacerebbe iniziare la carriera da allenatore.

Ha già iniziato il percorso per ottenere il diploma di Stato da coach e, chissà, magari un giorno lo vedremo in una panchina NBA? Non c’è che dire, Parker sta dando il massimo e sta già osservando gli allenamenti. Il suo obiettivo è ottenere il titolo, farsi le ossa in Europa e poi, perché no, sognare in grande.

Tra un game e l’altro: cosa fanno i fan

Nel frattempo, i fan non si fanno cogliere impreparati. Tra un match e l’altro, c’è chi recupera gli highlights, chi ascolta i podcast e chi si diverte con i giochi online. In particolare, sta spopolando craps online, un gioco di dadi molto semplice che è nato nei casinò tradizionali e che è poi approdato sul web. L’idea di base è quella di scommettere sull’esito di un lancio di due dadi. La puntata più famosa è la Pass Line: al primo lancio (come-out) vinci se esce il 7 o l’11, perdi se esce il 2, il 3 o il 12.

Con qualsiasi altro numero fai un punto. L’obiettivo è di ritirare quel numero prima che esca un 7. Il fascino del craps sta nel ritmo e nel coinvolgimento al tavolo, i giocatori fanno il tifo per il tiratore. Se ti intrattieni tra un match e l’altro, sapere come funziona ti aiuta a capirne il linguaggio, senza addentrarti nei dettagli troppo tecnici.

Parker vuole allenare (e parte proprio dall’Europa)

Parker è stato molto chiaro a proposito, prima o poi vorrebbe arrivare fino all’NBA. Però, è giusto seguire una carriera lineare. Sta già seguendo la formazione in Francia per essere abilitato alla panchina e dovrebbe sostenere l’esame a maggio 2026. Intanto, alla Tony Parker Academy sta già seguendo sul campo gli allenamento dell’Under 15.

Perché partire dall’Europa se l’obiettivo è l’NBA? Per due motivi: mettersi alla prova da capo allenatore (gestione lo spogliatoio, lo staff e la pianificazione tecnica) e accumulare film, ovvero partite e scelte da mostrare ai GM. In più, Parker non esclude nessuna strada, neppure i nuovi scenari legati a un’eventuale NBA Europe di cui in questi mesi si parla sempre più spesso. Un contesto in cui il suo profilo avrebbe inevitabilmente risonanza. Ma, parole sue, la priorità è finire il percorso formativo e scegliere in base alle finestre che si apriranno.

Popovich, Zidane, Henry: i consigli che lo hanno spinto

La spinta finale è arrivata da conversazioni con Gregg Popovich, il coach che lo ha cresciuto a San Antonio. Parker ha osservato da vicino alcuni allenamenti degli Spurs e ha riscoperto quella voglia di campo che a volte riaffiora quando stai un passo indietro, ma abbastanza vicino da sentire l’odore della palestra. A incoraggiarlo sono stati anche Zinédine Zidane e Thierry Henry, amici d’oro e due esempi concreti di carriere proseguite con successo in panchina (nel calcio, ma il principio non cambia). Parker ha fatto esattamente questo.

Il suo curriculum, del resto, parla già per lui:

  • 4 titoli NBA (2003, 2005, 2007, 2014)
  • Finals MVP nel 2007
  • 1254 gare NBA in 18 stagioni tra Spurs e un’ultima parentesi a Charlotte
  • Ritiro nel 2019 e ingresso nella Hall of Fame nel 2023

Numeri e traguardi che pesano quando ti presenti a un colloquio per guidare uno spogliatoio pieno di stelle.

ASVEL oggi: cosa cambia per il club e per Parker

Parker è azionista dal 2009 e presidente dell’ASVEL dal 2014. Negli ultimi mesi il club ha attraversato delle turbolenze economiche legate a degli sponsor inadempienti. Un’iniezione straordinaria di 3 milioni di euro ha permesso di mettere in sicurezza l’iscrizione 2025-2026 e di evitare guai peggiori in sede amministrativa.

In questo quadro, l’idea di Parker di tornare al campo non significa automaticamente lasciare il timone del club, ma apre degli scenari di ridistribuzione dei ruoli. Un presidente-allenatore non è un modello sostenibile nel medio periodo, dunque se si concretizzerà una panchina è plausibile attendersi un passaggio di consegne operativo dentro l’organizzazione di Villeurbanne.

Insomma, Parker può chiudere il cerchio iniziando ad allenare in Francia o in Eurolega (magari non subito da head coach) e, nel frattempo, sistemare la governance dell’ASVEL per evitare i conflitti d’interesse e per garantire la continuità al progetto tecnico.

È un percorso già visto in altri sport: si inizia da un ruolo di campo intermedio, si accumulano responsabilità e si prepara la prossima mossa. E se arriverà una chiamata dall’NBA, Parker si presenterà con un doppio biglietto da visita: storia da campione ed esperienza di gestione da dirigente.

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