Egor Demin: la potenziale steal del Draft NBA 2025

Tre grandi plus di Egor Demin che potrebbero farlo diventare la sorpresa del Draft. La NBA è pronta a restare a bocca aperta

Egor Demin Brooklyn Nets NBA

Correva la stagione 2017-18 quando gli ultimi due giocatori russi calcarono i trenta parquet della lega a stelle e strisce: Timofej Mozgov, campione NBA con i Cavs nel 2016, e, per sole sei partite, Joel Bolomboy, che russo, peraltro, lo sarebbe diventato solo nell’autunno successivo. Poi la più totale tabula rasa, ma solo per pochi giorni ancora.

Già, perché i Brooklyn Nets hanno deciso di affidare parte delle sorti del loro ciclo di rifondazione al prodotto di BYU classe 2006 Egor Demin, la scelta numero 8 dell’ultimo Draft. Ecco perché, seppur rimasto fuori per un pelo dalla lottery, questo ragazzo potrebbe far parlare di sé già nella sua rookie season.

Una Point Guard in attacco, un jolly in difesa

I suoi 6’8” ne fanno – senza azzardare paragoni affrettati, ma, in effetti assai stuzzicanti – uno dei creatori di gioco, anche nella NBA del 2025, con più centimetri a disposizione oltre che, dato non meno rilevante, un corpo difensivamente spendibile su almeno 4 ruoli diversi e in tutte le zone della metà campo amica.

I suoi 1.2 recuperi a partita della sua ultima stagione al college non rendono giustizia al suo lavoro difensivo anzitutto fatto di close out sul perimetro e scivolamenti a protezione del pitturato, tutto materiale per la costruzione di successi e carriere, anziché per i box delle statistiche.

Visione di gioco e responsabilità nel rebuilding

Accennavamo poc’anzi alla creazione del gioco: tolto il russo, a Brooklyn la missione toccherebbe poi ad un solo altro giocatore, Cam Thomas, che a fine stagione potrebbe per inciso salutare i Nets una volta diventato free agent senza restrizioni, dopo l’accordo a cui le due parti sono giunte in estate.

Davvero difficile pensare che nel guidare questa fase di rebuilding della propria squadra, Jordi Fernandez sia esitante nel consegnare le chiavi della regia, ma più in generale di tutta la macchina offensiva, al suo numero 8, libero di mettere al servizio dei compagni la sua visione di gioco e di costruire dal palleggio i suoi tiri dall’arco.

Uno scenario profondamente diverso rispetto a quello che attende pezzi pregiati e pregiatissimi di questo Draft: si pensi a V.J. Edgecombe a Philadelphia ma anche allo stesso Cooper Flagg a Dallas.

I Nets lontani dai riflettori dei Knicks

In passato Brooklyn ha certamente avuto modo di catturare lo sguardo del resto della lega su di sé: questo, comunque, solo in momenti e fasi precisi, ultimo dei quali l’approdo in città di Durant e Irving nella stessa estate, di lì a poco raggiunti da Harden.

Per quanto solo un ponte li separi dal cuore pulsante della Grande Mela, i Nets, comunque, non sono i Knicks e le sue giovani leve, Demin incluso, possono lavorare con una serenità intorno al campo forse più stabile rispetto a quella che è solita aleggiare in certe piazze.

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