Curry su Harden e la classe Draft 2009: “Pochi di noi fanno ancora la differenza”
Stephen Curry riflette sul rapporto con James Harden e i giocatori ancora attivi in NBA usciti dal Draft 2009
A San Francisco si è respirata aria di dominio. I Warriors hanno spento i Clippers con un 98-79 che sa di manifesto difensivo, la miglior prestazione stagionale per solidità e intensità. Dal primo all’ultimo possesso, Golden State ha dettato ritmo e fisicità, trasformando una partita potenzialmente esplosiva in una tranquilla serata di controllo.
Jimmy Butler ha guidato la truppa con 21 punti e la solita energia contagiosa, mentre Stephen Curry ha orchestrato il tutto con eleganza: 19 punti, 8 assist, e la sensazione che la squadra fosse sempre sotto la sua bussola.
Non è servita la classica esplosione da 40 punti del numero 30. Stavolta Curry ha trovato i compagni giusti (come Moody e Post, decisivi nel terzo quarto) e contenendo Harden dall’altra parte – autore di 20 punti e 4 rimbalzi.
Già, Harden. Proprio lui, vecchia conoscenza della classe Draft 2009, quella che oggi resiste come un piccolo club di veterani d’élite.
Ci sono pochi giocatori ancora in questa lega della mia classe Draft che fanno davvero la differenza. Per Harden provo un rispetto sconfinato, ma anche per Jrue Holiday, DeMar DeRozan. Giocatori che hanno ruoli cruciali ancora oggi
Stephen Curry
Curry continua a dettare legge, e non è solo questione di talento: è cultura del lavoro, visione e adattamento.
La vittoria sui Clippers è solo un altro tassello di questa evoluzione. Golden State non sta vivendo soltanto di triple folli o parziali lampo: è una squadra che difende, ruota, soffoca l’avversario.
I Warriors sembrano aver ritrovato quella formula che li ha resi unici: imprevedibilità alternata a fasi di più controllo, un ritmo da 4 vittorie nelle prime 5 partite di Regular Season.