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Chicago Bulls, il piano di Billy Donovan funziona

Dalla crescita di Buzelis e Giddey al nuovo sistema offensivo: i Chicago Bulls sono tra le rivelazioni di questo inizio di stagione NBA

Alzi la mano chi poteva prevedere che una squadra come Chicago potesse trovarsi ai vertici di Conference dopo quasi tre settimane di regular season.

Attenzione: la debolezza delle contendenti a Est non è contemplata come spiegazione delle cinque vittorie consecutive inanellate in avvio, con lo stop fisiologico contro i Knicks in mezzo, prima del successo in rimonta contro i Sixers.

Anche se, va detto, ad oggi i Bulls hanno affrontato una sola squadra della Western Conference, quei Sacramento Kings che contano a roster il passato più recente della franchigia dell’Illinois: DeMar DeRozan e Zach LaVine. Non andati benissimo nella Windy City, e probabilmente destinati a un rendimento analogo in quel di Sactown.

Il roster e le premesse stagionali

Facciamo un piccolo passo indietro però, guardando alle disponibilità del rinnovato coach Billy Donovan in sede di training camp.

In prima linea il sophomore di belle speranze Matas Buzelis, che lo scorso anno aveva chiuso in crescendo la sua prima stagione da pro. Poi l’altrettanto rinnovato (in extremis) Josh Giddey, al timone dell’attacco.
Sotto canestro, la costante – almeno a livello di produzione offensiva – Nikola Vucevic, solitamente criticato nella metà campo difensiva.

Come scorer puro principale, un Coby White che ad oggi non ha ancora esordito. E poi una manciata di specialisti come Ayo Dosunmu, Patrick Williams, Isaac Okoro, Kevin Huerter, Tre Jones, Jalen Smith e, volendo, Zach Collins.

Oltre a un rookie tutto da scoprire come Noah Essengue, ad oggi ancora avvolto nel mistero, che già dava vibrazioni da prima scelta azzardata (dodicesima assoluta).

Insomma, considerando la povertà di talento a Est, si poteva pensare ai Bulls come contendente per il play-in – come avvenuto praticamente sempre da quando questi sono stati istituiti – ma poco altro. Anche a livello di puro “divertimento” visivo.

L’impronta di Billy Donovan

E invece le cose sono andate differentemente, perché impostate con intelligenza. Quella di un coach cosciente di avere per le mani un gruppo variegato, ma privo di una prima punta d’élite della lega, in materia di conduzione offensiva.

Per intenderci, non ci sono più due scorer del livello di DeRozan e LaVine, tendenti a fermare la palla. Tanto valeva iniziare a correre e far circolare la palla a metà campo. Tra l’altro, un qualcosa di già visto nella seconda metà della scorsa stagione – non a caso conclusa con il secondo miglior pace della lega – ma chiaramente perfezionato con un lavoro addirittura precedente al ritiro ufficiale.


Pare infatti che coach Donovan abbia iniziato a lavorare con gran parte del suo core ben prima del training camp, ponendo un concetto basico ai loro attacchi nelle simulazioni di cinque contro cinque: azioni da 14 secondi, non 24.

Significa velocizzare la manovra e le letture di conseguenza, lavorare attraverso la circolazione di palla per creare il miglior tiro possibile e trarre dal successo offensivo la grinta che serve per coprire in difesa. Con un Vucevic che, oltre alla conosciuta educazione della sua mano, sta facendosi valere da bloccante ma anche da spacer.

L’impatto di Josh Giddey e la solidità difensiva

In tutto questo Josh Giddey ci sta sguazzando alla grande, anche lui riprendendo da dove aveva interrotto alla fine dello scorso anno. E cioè da quasi una tripla doppia di media nelle prime 7 gare (23 punti, 10 rimbalzi e 9 assist), ma soprattutto con un sorprendente 42% dall’arco su 4.4 tentativi per gara.

Inoltre, mostra una solidità anche nell’assorbire la fisicità avversaria, che gli permette di tenere saldo il timone dell’attacco, aiutandolo ad arrivare con più facilità in area e a scaricare potenzialmente sui compagni liberi.
E al netto della nomea difensiva che l’asse point guard/centro si è costruito negli anni, la presenza a roster di tanti specialisti difensivi sta aiutando ad assorbire i loro difetti.

Anzi, alla sostenibilità di un Vucevic che addirittura cambia senza remore nei giochi a due, quando chiamato all’interno (ci pensa Pat Williams a proteggerlo, nel caso).

In questo le aggiunte di Tre Jones e Isaac Okoro hanno fornito un boost difensivo importante, capace di favorire un miglior rendimento sia apparente che numerico rispetto alla scorsa stagione. Dal diciannovesimo defensive rating del 2024/25 siamo passati all’undicesimo attuale: niente di trascendentale, ma più che accettabile se messo accanto al settimo offensive rating della lega ad oggi.

Le prossime sfide e le prospettive

Certo, stupire in avvio non è facile, ma può capitare a tutti. Negli anni ne abbiamo viste tante di squadre che partono forti e poi tendono a ridimensionarsi.

Chicago in questo momento ha dalla sua la possibilità di inserire Coby White in questo sistema, che già sta funzionando bene in materia di punti messi a referto e che può aiutarlo con le sue capacità. Lo stesso Matas Buzelis è destinato a crescere ancora con l’esperienza che matura di partita in partita, pur avendo dimostrato un notevole miglioramento per letture e posizionamenti. Il ragazzo è versatile e atletico, seppur forse un po’ troppo leggero fisicamente.

Le prossime tre partite sapranno darci qualche elemento in più per capire se questi Chicago Bulls possono resistere a ritmi simili a questo avvio.
Ci sarà da vederli difendere su Giannis Antetokounmpo e i Bucks, sul sistema di Atkinson a Cleveland che nel frattempo dovrebbe ritrovare Darius Garland, e infine contro gli Spurs di Wembanyama, che dovrebbe dar tutto il filo da torcere che eventualmente il greco potrebbe aver risparmiato al frontcourt difensivo di Donovan.

Il rischio che questa squadra venga risucchiata verso la mediocrità di un record attorno al 50% di vittorie, man mano che la stagione prosegue, è alto. Ma attualmente sono belli da vedere e vincenti nei risultati. La cosa più sensata da fare è goderseli, senza domandarsi troppo se e per quanto dureranno, riservandosi i giudizi più avanti – diciamo tra 12-15 partite.

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