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Len Bias: il più grande “what if” della storia dello sport

Ritenuto l’unico all’altezza di Jordan, in 48 ore passò dall’essere il futuro della NBA a simbolo della crisi della droga americana

Len Bias era un talento purissimo, considerato da molti l’unico con un potenziale persino superiore a Michael Jordan. La sua storia, però, si interruppe bruscamente a causa di un evento tragico che cambiò per sempre la NBA, il college basketball e persino le leggi americane.

Il College e le aspettative

Nato nel 1963, Len Bias giocò per la University of Maryland nei primi anni ’80. In quel periodo era un’ala fisicamente dominante, dotata di un atletismo raro e di un tiro di alto livello. Non a caso veniva considerato uno dei migliori giocatori della nazione.

Era così dominante nei momenti chiave che molti osservatori lo paragonavano a Michael Jordan e sostenevano che avesse persino un potenziale superiore. Aveva tutte le carte in regola per diventare una leggenda del basket.

È forse la cosa più vicina alla guardia di Chicago Michael Jordan che sia uscita da molto tempo… Non sto dicendo che sia forte quanto Michael Jordan, ma è quel tipo di giocatore esplosivo ed emozionante

Ed Badger (scuot dei Celtics)

Il draft “maledetto”

Nel 1986 i Boston Celtics erano già una squadra straordinaria. Erano campioni NBA in carica, avevano Bird, McHale e Parish e possedevano la seconda scelta assoluta al Draft. Quella pick era arrivata tramite uno scambio dell’anno precedente, in cui Gerald Henderson Sr. era stato ceduto ai Seattle SuperSonics in cambio della loro prima scelta non protetta del Draft 1986. Seattle ebbe una stagione molto negativa, e la pick divenne la numero due.

Nessuno si aspettava che un talento di quel livello finisse nella squadra migliore della lega, con la prospettiva di mantenerla dominante per molti anni. Bias veniva visto come il futuro della franchigia, insieme e poi dopo Larry Bird. Per il GM Red Auerbach sembrava tutto perfetto. Ma il Draft 1986 sarebbe passato alla storia come un Draft “maledetto”.

Il sogno durato 48 ore

Il 17 giugno 1986, Bias venne selezionato dai Boston Celtics con la seconda scelta assoluta. Subito dopo volò a Boston per incontrare la squadra. Il 18 giugno firmò con Reebok un contratto di sponsorizzazione milionario.

Tornò nel Maryland per festeggiare con amici ed ex compagni di Università, partecipando a una festa privata. Durante la notte assunse cocaina e poco dopo crollò a terra: entrò in arresto cardiaco per aritmia indotta dalla sostanza. Fu trasportato in ospedale, ma non ci fu nulla da fare.

Secondo i medici, la quantità assunta fu molto elevata e ravvicinata. Len Bias morì la mattina del 19 giugno 1986, a 22 anni. Il sogno che stava per iniziare si trasformò in una tragedia. Non ebbe nemmeno il tempo di disputare una partita NBA o un allenamento.

La notizia sconvolse il mondo dello sport. Molti storici ritengono che la dinastia dei Celtics sia finita proprio con la sua morte: Bird e McHale iniziarono ad avere problemi fisici, non ci fu alcun ricambio generazionale e Boston si indebolì nel giro di pochi anni.

Fu così deprimente… Avevamo appena vinto un titolo, e tutti parlavano solo del povero Lenny… Che tragedia… E sicuramente questo ha accorciato la carriera mia e di Larry

Kevin McHale

Un caso che cambiò il Paese

L’evento colpì profondamente l’opinione pubblica americana, diventando un simbolo della “crisi della droga” degli anni ’80.

Pochi mesi dopo, il Congresso approvò l’Anti-Drug Abuse Act, chiamato anche “Len Bias Law”, una legge molto severa che introdusse pene durissime per possesso e spaccio, nuove misure restrittive e standard molto più rigidi nelle Università.

Len Bias oggi rappresenta ancora molte cose: il talento che non arriva alla piena affermazione, una promessa interrotta prima di emergere, il contrasto tra gloria e tragedia e molto altro.

In tutti quegli anni, ci sono stati due giocatori avversari che si sono davvero distinti: Michael Jordan e Len Bias. Bias sapeva inventarsi modi per segnare… non c’era niente che potessi fare. Non importava come lo difendessi, lui trovava sempre una giocata

Mike Krzyzewski

Scout, giocatori, allenatori e persino Michael Jordan ritenevano che avrebbe potuto diventare uno dei migliori di sempre. Ma questo non lo sapremo mai. Rimane uno dei “what if” più grandi della storia dello sport.

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