Infortuni NBA fuori controllo: la lega lancia un nuovo progetto

La NBA lancia un programma biomeccanico per fronteggiare l’ondata di infortuni che sta travolgendo la stagione. Oltre metà delle stelle è ai box, e il ritmo sempre più alto rischia di peggiorare la situazione

Adam Silver, Commissioner NBA

La stagione in corso sta mettendo la NBA davanti a un problema che ormai non può più essere ignorato: il numero di infortuni tra i giocatori continua a crescere e sta iniziando a condizionare rendimento, rotazioni e perfino la qualità dello spettacolo.

Con metà delle stelle fuori o limitate, la lega ha deciso di intervenire in modo strutturale introducendo un programma di analisi biomeccanica su scala totale.

La NBA corre ai ripari

Non parliamo di episodi isolati. Giocatori di altissimo livello come Joel Embiid, Giannis Antetokounmpo e Anthony Davis hanno già saltato partite per problemi fisici di varia natura, e la lista si allarga giorno dopo giorno. Secondo un recente dato riportato da Yahoo Sports, quasi il 50% delle star è alle prese con un infortunio. Una cifra che suona come un campanello d’allarme.

La lega, consapevole che la situazione rischia di esplodere, ha deciso di avviare un progetto ambizioso: un programma di valutazione biomeccanica che coinvolgerà tutti gli atleti. L’obiettivo? Capire come si muovono i giocatori, individuare pattern a rischio, ottimizzare carichi e prevenire problemi prima che si trasformino in stop prolungati.

Come spiegato da Shams Charania, oltre 500 giocatori hanno già completato una prima fase di test, ma ne sono previsti quattro cicli fino alla fine della stagione. La mole di dati raccolti servirà per ridefinire preparazione, recupero e gestione degli sforzi.

Il ritorno di LeBron non basta a mascherare l’emergenza

Il rientro di LeBron James – fuori per 14 partite a causa della sciatalgia – ha portato un po’ di ossigeno ai Los Angeles Lakers, ma non ha certo invertito la tendenza generale. In poche settimane la NBA ha perso temporaneamente Victor Wembanyama, Zion Williamson, Trae Young e molte altre stelle. Un flusso continuo che mina la competitività della stagione.

Perché così tanti infortuni?

Secondo USA Today, il ritmo medio delle partite ha raggiunto un picco storico: 100.5 di pace, il più alto dalla fine degli anni ’80. Una pallacanestro più veloce significa più sprint, cambi di direzione, contatti e stress sulle articolazioni. A questo si aggiunge l’esplosione del tiro da tre punti: più spazio da coprire, più rotazioni difensive, più chilometri percorsi.

E poi c’è il calendario, vero tallone d’Achille della lega. Ottantadue partite, spesso con back-to-back e viaggi interminabili, lasciano pochissimo margine al recupero fisiologico. In un contesto così, pretendere che gli atleti reggano sempre è semplicemente irrealistico.

Un futuro più sicuro?

Il nuovo programma biomeccanico non risolverà tutto da solo, ma rappresenta un segnale importante: la NBA riconosce che l’attuale modello non è sostenibile e cerca soluzioni scientifiche, non solo aggiustamenti cosmetici. Se i dati aiuteranno le squadre a prevenire anche solo una parte degli infortuni, sarà già un passo enorme verso una lega più sana e più competitiva.

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