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Chris Paul si ritira: “Che percorso incredibile”

CP3 ha ufficialmente annunciato il ritiro al termine della stagione. Saluta dopo vent’anni di leadership, letture brillanti, assist decisivi e un impatto che ha ridefinito un’intera generazione di point guard

È arrivata anche l’ufficialità: questa sarà l’ultima stagione per Chris Paul. Il playmaker originario della Carolina del Nord ha annunciato il ritiro con un video di un minuto e mezzo, anticipando così la fine di un percorso che lo ha reso uno dei punti di riferimento della lega.

Nel filmato Paul ripercorre le tappe più significative della sua esperienza NBA: dagli inizi con i New Orleans Hornets, al periodo d’oro della “Lob City” ai Clippers, fino al ritorno a Los Angeles arrivato quest’estate.

Di nuovo in North Carolina!!! Che percorso incredibile… e c’è ancora così tanto da vivere. Grato per quest’ultima tappa!!

Chris Paul

In vent’anni di NBA, Chris Paul si è distinto come uno dei playmaker più raffinati e influenti della sua generazione. È il giocatore in attività con più assist e palle rubate, e occupa il secondo posto nella storia della lega in entrambe le statistiche, alle spalle dell’inarrivabile John Stockton.

Condivide inoltre con LeBron James un traguardo rarissimo: aver superato quota 20.000 punti e 10.000 assist, un indicatore della combinazione unica tra visione di gioco, longevità e impatto offensivo.

Nel corso della sua lunga esperienza NBA, Chris Paul ha accumulato una collezione impressionante di riconoscimenti: 11 inserimenti nei quintetti All-NBA, 12 convocazioni all’All-Star Game, 9 presenze nei quintetti All-Defensive, il premio di Rookie of the Year nel 2006, due ori olimpici con Team USA e l’inclusione nel gruppo dei 75 migliori giocatori di sempre scelto dalla lega.

Un insieme di traguardi che testimonia la continuità del suo rendimento ai massimi livelli e la sua capacità di incidere su più aspetti del gioco.

Il prodotto di Wake Forest lascia il parquet con un rimpianto evidente: non aver mai messo le mani su un titolo NBA, nonostante alcune annate in cui sembrava a un passo dal traguardo. Un’assenza pesante nel palmarès, che però non scalfisce minimamente la grandezza della sua carriera né l’impatto che “Point God” ha avuto sul basket moderno.

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