NBA, Accadde Oggi: il ritorno di Michael Jordan

Poche lapidarie parole, sei lettere che cambiano nuovamente il corso della NBA negli Anni 90: il 18 marzo 1995 Michael Jordan annuncia il ritorno sul parquet

Jordan in azione coi Bulls

I Chicago Bulls hanno vinto il loro terzo titolo consecutivo entrando di diritto nella storia della lega e la loro stella assoluta, Michael Jordan, ha preso piede come uno dei migliori giocatori di sempre.

Qualcosa però lo frena, Air appare sempre più stanco, demotivato già nella corsa all’anello: durante l’anno sono comparse delle speculazioni su una sua dipendenza dal gioco d’azzardo. Michael non si scompone, ne spiega l’origine e le motivazioni ma la stampa non gli dà tregua. Già solo questo gli basterebbe per averne a sufficienza di questo ambiente.

Il colpo più duro però arriva in estate: il 23 luglio del ’93 il padre di Jordan viene assassinato da due ragazzi. Per Michael è una ferita troppo profonda per essere ignorata. James Jordan è stato una figura fondamentale nella sua vita, sempre presente ad ogni successo del figlio, sempre il primo tifoso sugli spalti insieme a mamma Deloris.

Per Mike è troppo. Il 6 ottobre 1993, in una conferenza stampa tra le più famose della storia del basket, annuncia il ritiro sotto gli occhi del mondo. “Non è un addio” dice. Tiene la porta socchiusa, ma ormai le motivazioni che lo hanno portato sul tetto della lega non ci sono più.

Vuole seguire il sogno paterno di vederlo giocare a baseball e, grazie a Jerry Reinsdorf, proprietario non solo dei Bulls ma anche dei Sox, accede alle Minor League nei Birmingham Barons.

Jordan il Barone

Comincia una nuova avventura per uno dei massimi ambasciatori della pallacanestro a livello mondiale. Michael torna ad essere Mike, un rookie, in tutto un altro sport. Si prepara fisicamente, modificando il suo corpo per adattarsi al meglio e vive la sua esperienza sempre con grande entusiasmo.

Nel mentre i Bulls giocano un ottimo basket ma manca sempre qualcosa per arrivare di nuovo al titolo. Il 1994 si infrange sui muri alzati dai New York Knicks, prossimi alle Finals contro gli Houston Rockets di Hakeem Olajuwon.

Verso l’inizio della stagione 94-95 Michael viene visto al Berto Center, invitato da BJ Armstrong a fare due tiri a canestro. Le voci cominciano a circolare, si parla di un possibile ritorno. Durante una partita Scottie Pippen indica il logo Jordan delle scarpe e fa un cenno molto eloquente:

I segnali ormai sono troppo forti per essere ignorati. Michael ci pensa e ripensa, valuta il ritorno e una volta deciso parla con David Falk, suo agente, per annunciare l’evento. Falk però ci mette troppo artificio, MJ non è soddisfatto. “Scrivilo tu allora”. Detto fatto, il ritorno è servito senza giri di parole…

‘I’m back”

18 marzo 1995. Falk pubblica l’annuncio ufficiale e l’unica dichiarazione di Michael Jordan: “I’m back”. Sono tornato. Basta solo questo, non serve altro per comunicare il ritorno sul parquet di uno dei più grandi di sempre.

His Airness indossa la maglia 45, la 23 è stata ormai ritirata e appesa al soffitto dello United Center. Durerà poco. Non sentendola sua ritornerà anche al suo numero originario e, tolto il passo falso nei Playoff del 1995, gli renderà nuovamente onore.

Con la #23 addosso e dopo il secondo avvento Mike porterà a casa 3 titoli, 2 premi MVP, 3 Finals MVP, 3 premi come miglior marcatore, 5 convocazioni come All Star, 2 All Star Game MVP. Non sarebbe finita qui ma vi risparmio i particolari.

Michael Jordan chiuderà definitivamente la sua carriera coi Bulls al termine della stagione 97-98, la ormai famosissima Last Dance che metterà fine ad una delle più grandi squadre mai viste in NBA. Ma questa seconda cavalcata verso altri tre titoli consecutivi è cominciato con poco, con sei lettere in effetti.

“I’m back”.

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