NBA, Durant: “Non è colpa del litigio se non sono più ai Warriors”
Kevin Durant e Draymond Green faccia a faccia in “Chips”, il podcast del giocatore dei Warriors
“Chips”. Una chiacchierata, andata in onda sul canale di Bleacher Report, tra due ex compagni d squadra – ai Golden State Warriors – nonché due fresche medaglie d’oro alle Olimpiadi di Tokyo. Draymond Green, più nel ruolo di intervistatore, e Kevin Durant sono tornati nel passato per riaprire ricordi, snocciolare questioni rimaste in sospeso ed esplorare la storia di KD partendo da come il giocatore dei Nets sia stato battezzato come il numero 2 sin dall’ingresso nella lega perdendo con LeBron James alle Finals del 2012, arrivando alla sua attuale esperienza in quel di Brooklyn.
Avevamo appena perso alle Finals, ci mancava pochissimo al titolo. Tutti dicevano che eravamo giovani e che ci saremo arrivati di nuovo ma a me importava poco. Volevo solo vincere quella serie. Le persone volevano così tanto che io accettassi di essere il secondo, ma non era la mia mentalità. Ho apprezzato tutte quelle persone che hanno cominciato ad apprezzare a loro volta il mio gioco
Kevin Durant
Per capire e realizzare a pieno il proprio gioco, Durant è dovuto passare nella Baia. Prima come avversario, perdendo nel 2016 l’occasione di andare alle Finals lasciandosi rimontare il 3-1, e poi raggiungendo i Warriors quella stessa estate.
Lasciare OKC è stata una decisione dovuta unicamente al basket. Ero il fit perfetto per voi su entrambe le parti del campo. Non ci ho nemmeno pensato e prenderei la stessa decisione altri milioni di volte […] guardandovi ho capito che quello era il modo che volevo giocare e diventare migliore come giocatore. Una volta capito questo sapevo che tutto sarebbe arrivato di conseguenza e si sarebbe trattato solo di vivere l’esperienza, è stato perfetto
Kevin Durant
Uno dei giocatori più forti di sempre con la squadra che aveva appena stabilito il record all-time (73-9) per partite vinte e partite perse la stagione precedente. Dopo 9 anni ai Thunder, Durant firma coi Warriors per formare una corazzata imbattibile, in grado – con KD appunto – di vincere due titoli giocando tre finali consecutive tra 2017 e 2019.
Curry, Thompson, Durant, Green e Pachulia, con Iguodala e Livingston dalla panchina. Una squadra composta da grandi interpreti coi loro pregi e difetti capaci di poter cambiare gli equilibri anche solo con la forza di un temperamento pronunciato.
12 novembre 2018, Staples Center di Los Angeles. Dopo aver rimontato lo svantaggio con un parziale di 11-0 negli ultimi minuti ed essersi portasti sul 106 pari, a 5″ dalla fine del quarto quarto, Draymond raccoglie il rimbalzo ed ignora Durant portando palla nell’altra metà campo sprecando però l’occasione di vincere la partita perdendo il controllo della palla. Nella pausa che precede l’overtime, i due discutono senza riserve lasciando aperta la questione nei giorni successivi.
Non è stato il litigio a farmi andare via, è stato il modo in cui gli altri – Steve Kerr, Bob Myers – hanno provato a riprenderti e mettere una maschera a tutta la situazione. Come gruppo penso che quella sia stata la prima vera situazione che abbiamo affrontato. Dovevamo levarci di dosso quella cosa
Kevin Durant
KD ha poi continuato rendendo ben chiaro che sono stati gli atteggiamenti della squadra a fargli capire che l’esperienza in maglia Warriors si sarebbe avviata verso la fine.
Dopo aver guardato The Last Dance, e noi avremmo avuto bisogno della stesa cosa che i Bulls hanno fatto quando Scottie Pippen non ha voluto giocare, gli hanno detto: “Scottie hai fatto una ca****a”. Noi avremmo avuto bisogno di una cosa del genere. Mettere tutto sul tavolo e sentirci dire “K e Dray, avete fatto una ca****a, adesso però lasciamoci tutto alle spalle e andiamo a finire quello che dobbiamo fare”. Non l’abbiamo fatto, ci siamo girati tutti intorno e l’atmosfera era davvero imbarazzante per me. Comunicare è la chiave
Kevin Durant
Di ritorno da Los Angeles, il giorno successivo, Green ha svelato di aver parlato con alcune persone del front-office, tra cui Myers (il GM della franchigia), che gli avrebbero chiesto di chiarirsi con KD semplicemente scusandosi per non essere sospeso per la gara successiva, facendo così scoppiare Green in una risata.
Le uniche persone che potevano porre fine a questa cosa eravamo io e te. Tutti gli altri, ho pensato, avrebbero mandato solo all’aria tutto quanto. Bob non si aspettava quella reazione da me. Sono d’accordo con tutto quello dici K
Draymond Green
Chiariti gli screzi del passato, che non hanno rovinato l’amicizia con Green, Durant ha parlato della sua attuale esperienza ai Nets commentando con grande apprezzamento Kyrie Irving, per il giocatore e la persona che è.
Penso che Kyrie sia odiato solo per il fatto che abbia voluto lasciare sia Cleveland sia Boston. Non ha fatto del male a nessuno, non ha mancato di rispetto a nessuno. Il suo gioco è fantastico da vedere e penso che le persone non lo amino solo per dove ha voluto giocare e amplificano tutto. Ognuno in questa lega ha i propri problemi e persone che non ti sostengono, ma tutto per lui viene amplificato, è un extra ma nessuno nel nostro ambiente [ai Nets, ndr] ci fa caso. A noi, agli Warriors, non fregava niente se Klay saltava l’allenamento!
Kevin Durant
KD ha anche toccato alcune parti della propria vita privata parlando della possibilità un giorno – al termine del propria carriera o quando lo riterrà opportuno – di avere dei figli, ma per adesso l’obiettivo è restare concentrato sulla pallacanestro, anche perché, la prossima stagione, i Nets lottano per vincere il titolo.