Heat, Bosh: “Nel 2010 i Bulls mi hanno messo molta pressione”
Prima della cerimonia per l’ingresso nella Hall of Fame, Bosh ha svelato un retroscena del forte interesse dei Bulls prima che firmasse con gli Heat
Vincere due volte consecutive il titolo coi Miami Heat, per Chris Bosh è significato creare dei legami che vanno al di là del campo.
Tiri importanti, stoppate importanti, vittorie importanti. Abbiamo appeso stendardi e vinto titoli per la città di Miami. In questo cammino mi sono fatto dei fratelli
Chris Bosh
Nella discorso che ha scritto e pronunciato in occasione dell’ingresso nella Hall of Fame, la leggenda degli Heat ha evidenziato il forte legame con la squadra e con la città di Miami.
Nel 2010, nell’estate in cui Bosh ha siglato il suo accordo per passare dai Raptors alla franchigia di Pat Riley per raggiungere Wade e James, in realtà aveva appena rifiutato un contratto coi Chicago Bulls.
Mi hanno messo molta pressione. I Bulls mi avevano detto che Miami non sarebbe riuscita a firmare anche me dopo Wade e James
Bosh via The South Florida Sun Sentinel
Se Bosh avesse accettato la proposta dei Bulls, molti scenari sarebbero cambiati e forse anche la storia della squadra che poi tra 2011 e 2014 ha sempre disputato le Finals.
A cambiare sarebbe stato ovviamente il target della dirigenza degli Heat, decisa a portare in South Florida una terza stella che in quell’estate sarebbe potuta essere Amar’e Stoudemire.
Non sappiamo però se ci avrebbe portato al successo come è stato con Chris. Perché lui era l’ultimo pezzo perfetto. Non vorrei usare questa espressione, ma Chris era l’adulto dello spogliatoio all’epoca, in grado di separare i tre ego
Pat Riley
La storia ci ha raccontato che tutto è andato per il meglio negli anni dei Big Three capaci di dare vita alla creazione di una dinastia.
Nel 2016, ancora nel pieno della forma Bosh è stato costretto a ritirarsi all’età di 32 anni dopo aver scoperto di aver un problema riguardante la coagulazione del sangue.
Nella memoria della franchigia e dei tifosi rimangono i “tiri importanti, le stoppate importanti – come quella decisiva su Danny Green per la vittoria di gara 6 contro gli Spurs nel 2013 – e le grandi vittorie”.