Le 10 migliori spalle NBA ad aver vinto un titolo

Si può considerare Kobe Bryant una delle migliori spalle della storia NBA? Noi lo abbiamo fatto, scoprite perché!

Pippen e Rodman con i Chicago Bulls

La domanda da un milione di dollari è sempre la stessa: “Il giocatore X avrebbe vinto il titolo senza il giocatore Y?”. Quesiti per i filosofi, perché alla fine dei conti i due giocatori in questione quel titolo lo hanno vinto.

Però una cosa è certa: in molti casi un unico giocatore, per quanto possa essere un fuoriclasse assoluto (si veda ad esempio Harden), non riesce a vincere l’anello da solo.

Ecco che quindi vi presentiamo le 10 migliori spalle NBA che, da secondi violini, hanno accompagnato alla vittoria alcuni tra i più grandi cestisti della storia NBA.

P.S. Non è un caso che cinque dei dieci giocatori presenti in questa classifica siano considerati tra i migliori a non aver mai vinto l’MVP.

10. Kyrie Irving – Cleveland Cavaliers

Naturalmente di quella partita, gara 7 delle Finals 2016, si ricordano la tripla doppia e La stoppata (L maiuscola) di LeBron James. Va però doverosamente rievocata anche la bomba di Kyrie Irving in faccia a Steph Curry, decisiva per garantire un mini-parziale in favore di Cleveland.

Il prodotto di Duke è stato il perfetto secondo di un capitano eccezionale e insieme hanno condotto la nave dei Cavaliers alla tanto sperata terra promessa del primo titolo della franchigia.

9. Clyde Drexler – Houston Rockets

Dopo aver portato Portland in finale da stella assoluta della squadra, prima contro i Pistons dei Bad Boys, poi contro i Bulls di Michael Jordan, Clyde “The Glide” ha accettato di buon grado il ruolo di spalla di lusso ad Hakeem Olajuwon.

Insieme a “The Dream”, ha condotto i Rockets alla vittoria dell’anello nel 1995, mantenendo una media di 20 punti, 7 rimbalzi e 5 assist a partita. Un titolo che per Drexler è stato il coronamento di una straordinaria carriera, conclusa due anni dopo.

8. Pau Gasol – Los Angeles Lakers

“Non avrei mai vinto questi titoli senza Pau” sono state le parole di Kobe Bryant. E se lo diceva il Black Mamba, allora significa che Gasol è stato veramente fondamentale ai Lakers per la vittoria dei due titoli nel 2009 e 2010.

Pau ha portato grande presenza difensiva, ampio apporto offensivo, straordinaria intelligenza cestistica e freddezza glaciale nei momenti più delicati delle partite. L’arrivo dello spagnolo a Los Angeles ha dato il via ad un triennio di soddisfazioni e gioie per i tifosi gialloviola.

7. Joe Dumars – Detroit Pistons

Era l’era dei Bad Boys di Isiah Thomas, che incarnava perfettamente tutte le caratteristiche necessarie alla permanenza in quel team: grandissimo talento, tanta grinta e altrettanta cattiveria agonistica e non.

A contrapporsi a lui, il suo compagno di reparto Joe Dumars, estremamente talentuoso ma molto meno soggetto alle intemperie del campo. Il carattere più pacato di Dumars lo ha classificato come secondo in comando, ma la sua importanza nella conquista dei due titoli NBA non è stata meno marcata.

Oltretutto, la vittoria del premio di MVP delle Finals nel 1989 lo ha portato sul gradino più alto per una notte, prima di tornare al ruolo di spalla d’eccellenza in quei fantastici Detroit Pistons.

6. Klay Thompson – Golden State Warriors

Difesa tenace, catch and shoot letale, grande presenza in campo: in una squadra dominata da Steph Curry e, per un breve periodo, da Kevin Durant, non si può non parlare dello straordinario apporto di Klay Thompson.

L’ulteriore controprova, se ce ne fosse ancora bisogno dopo i tre titoli già vinti e le selezioni All Star, si è vista nelle Finals del 2019: gli Warriors sono riusciti a giocarsela fintanto che Klay è rimasto in campo. Non sicuramente il più talentuoso della sua squadra, non con due fenomeni assoluti come Curry e KD, ma un elemento cardine per le fortune di Golden State.

5. Kevin McHale – Boston Celtics

Vera e propria spalla di ruolo, l’uomo che usciva dalla panchina nel momento del bisogno a sigillare le partite. Due volte sesto uomo dell’anno e tre volte campione NBA nei Celtics di Larry Bird, McHale ha incarnato perfettamente l’emblema del sideckick.

Ovvero, un giocatore talentuoso e necessario alla vittoria, ma più utile alle dinamiche di squadra in qualità di secondo violino e non di leader. Chiaramente questa definizione non toglie assolutamente meriti e onori a Kevin, che ha guadagnato sul campo e con ottime prestazioni ogni titolo vinto.

4. Dwyane Wade – Miami Heat

Quando LeBron James arriva nella tua squadra, sai che devi farti da parte anche se sei il leader conclamato. Così è stato per Dwyane Wade quando nel 2010 è arrivato a South Beach il Prescelto.

Ovviamente, l’essere il secondo violino non ha tolto nulla alle qualità di Flash, che già aveva messo in mostra il suo straordinario talento nella corsa al titolo del 2006, ma al contrario gli ha dato modo di essere pronto a riprendere in mano le redini nelle (poche) serate no del suo amico fraterno.

I risultati sono stati altri due titoli per Miami e uno dei migliori tandem che la storia del basket possa ricordare.

3. Tony Parker – San Antonio Spurs

Gliene è mancato solo uno per completare una mano, ma coi suoi quattro anelli e il premio MVP delle Finals 2007 Tony Parker potrà sicuramente ritenersi soddisfatto.

Arrivato agli Spurs come illustre sconosciuto, è risultato essere una delle Steal of the Draft migliori della storia: dopo aver preso in mano il gioco della squadra come regista, si è accompagnato perfettamente alle esigenze del leader assoluto, Tim Duncan.

Tony e Timmy hanno conquistato insieme quattro titoli in tredici anni e cinque presenze alle Finals. Ovviamente la maglia #9 ritirata, al fianco del suo capitano, era doverosa.

2. Kobe Bryant – Los Angeles Lakers

Fa sicuramente strano vedere Kobe nella classifica delle spalle, ma oggettivamente i primi tre titoli della sua carriera il Mamba li ha vissuti da attore non protagonista.

Un ruolo che gli è sempre stato stretto, certo, ma che ha comunque dovuto rivestire nei Lakers dominati da Shaquille O’Neal, forte dei suoi tre titoli di MVP delle Finals e l’MVP della regular season del 2000.

Il suo apporto è stato sicuramente fondamentale e la partenza di Shaq gli ha dato modo di rendersi protagonista dei successivi due anelli, ma il primo contatto di Kobe con il trionfo è arrivato come secondo in cabina di regia.

1. Scottie Pippen – Chicago Bulls

Il Robin per eccellenza, in aiuto del miglior Batman in circolazione in quel periodo. Lo stesso Jordan, nell’ormai serie di culto The Last Dance, ha detto che “Non si può parlare di Michael Jordan senza parlare di Scottie Pippen”.

Verissimo: la maturazione cestistica del prodotto dell’Arkansas è stata la chiave che ha aperto ai Bulls le porte del paradiso e che ha dato a MJ il tanto sperato supporto di una stella a tutti gli effetti.

Per quanto il suo contributo sia rimasto sottovalutato per anni e nonostante il suo nome venga pronunciato solo in compagnia di quello di Michael, la firma di Scottie Pippen è scritta in grassetto nei sei anelli dei Bulls e, grazie a questo, è considerato da tutti il miglior secondo violino della storia.

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