NBA, Miles Bridges: il ponte tra due mondi

La stagione del giocatore degli Hornets sta mettendo in luce le sue qualità e sembra prepararlo ad un futuro in primo piano

Bridges in maglia Hornets

Non è una stella ma non è un semplice role player: Miles Bridges al momento è un’anomalia. In un era per il basket in cui la distinzione tra star e giocatore di contorno è sempre più netta, il giocatore degli Hornets è uno dei pochi a cui è concesso il lusso di inserirsi in un limbo, una stazione di passaggio da cui poter determinare ancora il suo futuro.

È arrivato come giocatore di contorno in un contesto giovane e in ricostruzione (se mai c’è stata una prima costruzione) e ha lasciato subito il segno per il grande atletismo e le spettacolari schiacciate, ma in questo momento ha la possibilità di fare un altro passo, un passo che con l’arrivo della sua free agency il prossimo anno può fargli fare il salto di qualità definitivo. O spingerlo di nuovo ai margini.

Dodicesima scelta

In un Draft che verrà ricordato in primis per Luka Doncic, Trae Young e DeAndre Ayton, Bridges ha mancato la Top 10 per due soli posti. Scelto dai Clippers per essere girato immediatamente agli Hornets in cambio di Shai Gilgeous-Alexander, ha mancato una chiamata anticipata solo perché i Knicks nel suo stesso ruolo hanno preferito Kevin Knox. Ora, a posteriori, si può archiviare la mossa come l’ennesimo scivolone della dirigenza newyorkese ma sul momento a qualcuno dev’essere sembrata davvero una buona idea. Con tutto il rispetto per Knox.

Poco più di venti minuti, qualche statistica riempita e tante schiacciate all’attivo lo hanno relegato ad un ruolo di contorno a cui sembrava destinato fin dall’inizio. Un anno da rookie senza infamia e senza lode, con 7.5 punti, 4 rimbalzi e 1.2 assist. Eppure Miles era un talento promettente in arrivo da Michigan State, alma mater di Magic Johnson e Draymond Green, e il periodo di adattamento all’NBA è fisiologico per le stelle più affermate, figurarsi per un role player.

Il cambiamento si evidenzia già l’anno successivo, in cui i punti medi vanno quasi raddoppiando attestandosi da 7.5 a 13 ad allacciata di scarpe. Su 65 partite giocate parte titolare 64 volte e si aggiudica l’NBA Rising Star Challenge MVP. Ma anche in questo caso non sembra essere nulla più che un’aggiunta dalla panchina.

James Borrego decide allora di sfruttarlo come sesto uomo nella stagione scorsa e la cosa sembra funzionare: Bridges porta energia alla second unit e viene lasciato in campo coi titolari nei minuti chiave. Ciononostante, tolta la presenza quasi fissa nelle migliori azioni della notte con qualche poster ai danni di un malcapitato difensore, il suo nome è sempre marginale. LaMelo Ball è la nuova stella della squadra, Gordon Hayward un ex All Star in cerca di una seconda chance, Terry Rozier l’erede designato (almeno contrattualmente) di Kemba Walker.

Il ponte

Si arriva ad oggi in un battito di ciglia, in cui la brevissima carriera di Bridges sembra ancora più condensata per via delle ultime due stagioni, una portata avanti nella bolla e l’altra ridotta a 72 partite e iniziata appena un mese e mezzo dopo la fine della precedente. Gli Charlotte Hornets sono una squadra a tutti gli effetti improntata a raggiungere i Playoff, un obiettivo non più lontano anni luce come sembrava in passato. Adesso ci sono anche i Play-In che aiutano in questo frangente, ma la franchigia della North Carolina punta a passare dalla porta principale.

Cos’è cambiato? LaMelo è sempre la stella; Hayward cerca ancora quella seconda occasione combattendo contro il suo fisico di cristallo; Rozier, ormai è abbastanza chiaro, non sarà il volto franchigia in sostituzione di Kemba. Eppure sono lì, ottavi ad Est con un record di 18-17, non così distanti dalle prime posizioni.

La differenza sostanziale è proprio l’anomalia, Miles Bridges, innalzatosi non a gregario ma a vero e proprio secondo in comando, alle volte anche primissimo violino, ruolo che ha ricoperto sia con Melo in campo che in sua assenza. Le statistiche dei due sono talmente speculari che alla sola analisi dei dati sarebbe difficili dire chi comanda. Per ruolo e per predisposizione alla fine la palla in mano è del più giovane dei Ball, ma non per questo Bridges viene sacrificato.

I suoi numeri di partenza sono eccellenti e le medie attuali lo classificano certamente come qualcosa di più che un semplice giocatore di ruolo: 19.7 punti, 7.2 rimbalzi, 3.7 assist. Numeri che non sono lontanissimi dalla stellina con cui è stato scambiato ancor prima di indossare la canotta da gioco. La differenza sostanziale con Gilgeous-Alexander è che quest’ultimo ha a tutti gli effetti in mano una squadra pesantemente in rebuild e di cui è di conseguenza il volto franchigia.

Questo ovviamente non toglie meriti né sminuisce il talento cristallino di SGA ma aiuta a capire quanto l’apporto di Bridges vada ben oltre quello di una semplice spalla di lusso: sei partite con 30+ punti o in doppia doppia, 17 su 34 con 20+ punti, statistiche su statistiche riempite sui due lati del campo. Numeri migliori di quelli di molte stelle già affermate.

Il futuro

E arriviamo al bivio tra star e role player. Dando innanzitutto per scontato che terrà questi numeri per tutta la stagione, Bridges si troverà a poter decidere del suo futuro in una posizione di prestigio nella prossima free agency, almeno parzialmente. Sarà infatti Restricted Free Agent nel 2022, in una situazione in cui potrà firmare di nuovo con Charlotte o ascoltare offerte da altri interessati (sempre secondo le regole della RFA).

A questo punto gli scenari sono imprevedibili ma quello che appare abbastanza evidente è che se dovesse scegliere nuovamente gli Hornets, una franchigia giovane ma già abbastanza rodata e dall’enorme potenziale, il suo ruolo potrebbe davvero fare lo step successivo e il fatto che LaMelo sia attualmente il volto del futuro non significa che non ci possa essere spazio al suo fianco. Essendo anche in due ruoli diversi e avendo caratteristiche complementari, la compatibilità tra i due non è neanche in discussione.

Al momento viaggia nel limbo, anzi, su un ponte tra due sponde diametralmente opposte per definizione, ma su entrambe il ragazzo non potrà che trovare la sua strada verso il futuro. E adesso non resta che attraversare.

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