Minnesota Timberwolves: è l’anno giusto per i Playoff?
I Timberwolves sembrano aver ingranato al meglio in questa stagione e adesso i tifosi sperano nei Playoff
Le chance di Minnesota di giocare il Play-In ad inizio anno? Molto scarse. Questo dicevano i bookmakers, che quotavano i Timberwolves nei bassifondi della NBA, con una prospettiva massima di 30 vittorie stagionali nella migliore delle ipotesi. Eppure al momento le statistiche dicono ben altro.
Un po’ di numeri: al momento la franchigia di Minneapolis è ottava ad Ovest con un record di venti vittorie e venti sconfitte. Quelle trenta W prospettate dagli scommettitori sono lontane appena dieci lunghezze e mancano ancora quarantadue partite. Quattro le vittorie consecutive. Cos’è cambiato dall’anno scorso?
Coach Finch
Alla prima esperienza da capo allenatore, Finch ha raccolto le spoglie dei T’Wolves a metà stagione scorsa, con un misero record di 7-24. Difficile fare peggio. E infatti proporzionalmente le cose migliorano: con lui in panchina Minnesota vince 16 partite e ne perde 25. Sempre negativo, ma quantomeno si vedono miglioramenti. Towns ritrova motivazioni, Russell comincia ad essere più ordinato in campo, Edwards si candida ad un ruolo di primissimo piano per il futuro.
Futuro che arriva in anticipo, già in questa stagione. La squadra ha registrato la difesa migliorando sensibilmente: l’anno scorso il defensive rating era 115, ventottesimi in tutta la lega; quest’anno è 108.3, noni in NBA. Essere nella Top 10 difensiva non è cosa da poco, soprattutto per una squadra con prospettive così basse. Merito dei giocatori, certo. Ma dietro la squadra c’è comunque un allenatore capace di dare una scossa importante e schierare il roster con il giusto assetto.
La squadra
Il roster è cambiato poco: il trio Towns-Russell-Edwards è ancora il cuore e l’anima di questa squadra e il terzetto sembra anche aver trovato il giusto equilibrio per rendere al massimo sui due lati del campo.
KAT sta tenendo medie da All Star: 24.5 punti, 9.3 rimbalzi e 3.7 assist con il 51% dal campo e il 42% dall’arco. Non solo, il giocatore svogliato e altalenante nei momenti chiave sembra aver lasciato spazio ad una versione più esperta, consapevole e motivata. Il terribile biennio che ha condizionato la sua vita fuori dal parquet è alle spalle e ha mosso cambiamenti profondi nella sua attitudine. Quel passo in più che gli viene chiesto ormai da tempo sembra essere finalmente in moto.
D’Angelo Russell sembrava ad un passo dall’allontanamento. Il fit con Edwards era molto dubbio e la chimica con Towns, nonostante la grande amicizia, non sembrava dare i suoi frutti. DLo ha risposto con prestazioni convincenti, soprattutto in situazioni estremamente delicate (la vittoria in trasferta e in rimonta contro i Sixers è un esempio). 18.7 punti, 3.8 rimbalzi e 6.9 assist sono il suo contributo alla causa.
Edwards è più di un semplice terzo violino: vuole i tiri importanti e se li prende senza problemi. Le sue statistiche sono migliorate parecchio dal suo anno da rookie e si sta consacrando come uno dei migliori talenti del futuro. Secondo miglior realizzatore della squadra, la sua media di 22.2 punti, 5.5 rimbalzi e 3.7 assist sta risultando di importanza siderale per tenere il passo delle avversarie.
Ma il loro non è l’unico contributo significativo: Malik Beasley, seppur altalenante, mantiene i suoi 12.4 punti medi e le sue triple pesanti. Jarred Vanderbilt al quarto anno nella lega sta vivendo la sua migliore stagione, mostrando le sue doti di rimbalzista tenace e rifinitore (career high in tutte le principali voci statistiche). Pat Beverley è il solito difensore arcigno, amato dai compagni e odiato dagli avversari, a cui aggiunge quasi 10 punti di media e un massimo in carriera in assist, 5.2. Insomma, i Timberwolves hanno quello che serve per essere una buona squadra.
I Playoff
Ma cosa serve per arrivare ai Playoff? Intanto una buona difesa, e di questa si è già parlato. Noni nella lega, con il miglior defensive rating di franchigia dalla stagione 2005-06. Minnesota non dovrà perdere la sua grinta nella metà campo amica se vorrà continuare il suo percorso verso la post-season.
Per quanto riguarda l’attacco, i Timbewolves possono contare su un terzetto molto pericoloso e polivalente, capace di far male sia in entrata che dal perimetro, forti di un centro a tutto tondo tra i migliori della NBA. Le basi per fare bene ci sono tutte, il roster è ancora sufficientemente giovane perché si possa parlare di “progetto per il futuro”, il loro trio delle meraviglie sta toccando la superficie delle proprie potenzialità dopo appena due stagioni insieme.
I Playoff sono stati visti nel Minnesota solo una volta in diciotto anni, una fugace apparizione nel 2018 con eliminazione immediata da parte dei Rockets, ma questo non deve scoraggiare i tifosi. Intanto mettere un piede nella porta è fondamentale per dare fiducia ai giocatori e garantire agli Wolves un minimo di prestigio, soprattutto in una Conference agguerrita come la Western. Difficile vederli oltre il primo turno, ma comunque provare a diventare una presenza fissa in post-season deve diventare l’obiettivo primario.
Il potenziale c’è, le risorse anche e il tempo pure. A questo punto l’unica cosa che può fermare i Timberwolves sono i Timberwolves stessi.