NBA, il ruolo di Garland in questi Cavs

Vediamo come la crescita di questi sorprendenti Cavs dipenda dal ruolo fondamentale di Darius Garland

Darius Garland in maglia Cavs

Guardando la classifica della Eastern Conference un piazzamento non può che sorprendere: i Cleveland Cavaliers occupano la quinta posizione, subito sopra ai 76ers di un clamoroso Embiid.
Ecco, ripensando al 22-50 della passata stagione (stesso record di OKC per intenderci, nonché quartultimo dell’intera lega), vedere questi risultati oggi fa quasi impressione.

La franchigia dell’Ohio è la perfetta dimostrazione di come una dirigenza e un coaching staff solidi possano davvero bastare per risollevare una squadra che sembrava abbandonata al suo destino dal dopo LeBron: i dirigenti negli ultimi anni hanno selezionato i pezzi fondamentali al Draft senza praticamente mai sbagliare le scelte e soprattutto coach JB Bickerstaff ha realizzato un piccolo miracolo.

Guardando il quintetto di Cleveland in questa stagione (con Sexton che non è mai stato un fattore a causa di problemi fisici), si può subito notare la presenza in contemporanea di due lunghi classici come Mobley, prossimo ROTY con ogni probabilità (e con buona pace di Cunningham), e Jarrett Allen, finito a Cleveland un po’ “per caso” nella trade di Harden ai Nets.

A questi due giovani ma promettentissimi giganti, va aggiunto Markkanen, che fa principalmente il tiratore (con ottimi risultati, guardando l’incidenza nelle situazioni clutch, che lo vede al primo posto nella lega) e Okoro, difensore di talento, anche se il tocco non è propriamente alla Curry.

Rimane il ruolo di point guard ed è proprio qui che si incastra perfettamente Darius Garland: 20 punti e 8 assist di media per il numero 10, tipico dei grandi fantasisti del calcio, ruolo che applica alla pallacanestro gestendo praticamente da solo l’attacco Cavs: tutti i possessi sono suoi e, contando che i blocchi li portano Allen, Mobley e Markkanen, Garland ha lo spazio per infilarsi praticamente ovunque.

In penetrazione va quindi facilmente a canestro (ma occhio anche alla dimensione perimetrale, in continua crescita), oppure scarica al ferro per i lunghi: non a caso Allen è il secondo miglior “marcatore” di squadra con 16.3 punti (oltre a 11 rimbalzi e una difesa arcigna) e Mobley il terzo, con 15 punti e 8 rimbalzi.

Senza Sexton, Garland è diventato l’anima di questi Cavs, totalmente anacronistici guardando alle dimensioni (solo i Toronto Raptors hanno un quintetto simile, il che vuol dire che probabilmente coach Bickerstaff sta andando nella direzione giusta…), tanto da meritarsi una probabile chiamata all’All Star Game, con tanto di sponsorizzazione di Donovan Mitchell, magari con occhi puntati al titolo di MIP.

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