NBA Playoffs, il flop dei Sixers tra presente e futuro

I Sixers escono ancora una volta malamente dai Playoffs, con Harden che sta diventando un problema

James Harden con Joel Embiid

Un’altra tra le principali favorite al titolo, soprattutto da dopo la famosa trade Harden-Simmons, saluta i Playoffs in malo modo e raggiunge i colleghi di “affari” in vacanza.

Ancora una volta è emersa tutta la superiorità dei Miami Heat, sia in quanto a giocatori, sia, forse soprattutto, a livello manageriale: a differenza di Daryl Morey, Pat Riley ha creato un’identità ben precisa nel corso degli anni, la ormai nota “Heat culture“, pescando dal nulla ogni stagione innesti che si riveleranno fondamentali, chiedere a Max Strus, che meno di un anno fa giocava la Summer League.

Lato Phila puntualmente si risolve un problema spinoso, come il caso Simmons (accusato pubblicamente di scarso protagonismo nelle grandi occasioni), ma si aprono altre falle che si ripresentano ciclicamente: stavolta il processo mediatico verrà fatto a James Harden, colpevole di essersi praticamene tolto dalla serie dopo le prime difficoltà; il Barba ha preso solo 9 tiri in una situazione così critica come l’Elimination Game di questa notte, soprattutto considerando che il povero Joel Embiid non ha potuto fare nulla di più a causa di una condizione fisica ai limiti dell’insostenibile, tra un infortunio e l’altro.

Ci aspettavamo arrivasse il James Harden dei tempi di Houston, ma non è stato così. Gioca di più come playmaker adesso

James Harden

Inoltre a causa di Harden, i Sixers rischiano seriamente di trovarsi con le mani legate: l’ex numero 13 in estate potrà esercitare una player option da oltre 40 milioni, rendendo impossibili le tante manovre di mercato necessarie, ma soprattutto non permetterebbe al promettente Tyrese Maxey, con cui peraltro i rapporti sono tesissimi, di avere il ruolo primario che merita.

Aggiungiamoci anche che coach Doc Rivers sarà verosimilmente altrove all’inizio della prossima stagione e capiamo subito come la mole di lavoro in estate per la dirigenza sarà enorme: vietato sbagliare, perché qualora arrivasse un’altra annata non soddisfacente, il ciclo di “The Process”, Joel Embiid, potrebbe dirsi eternamente incompiuto.

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