Il lato oscuro di Klay Thompson
Insider vicini alla franchigia, riportano che l’attitudine di Thompson nei confronti della squadra non è sempre stata eccezionale

I giorni d’oro sono finiti. Klay Thompson firma con i Dallas Mavericks un contratto da 50 milioni per 3 anni via sign-and-trade. Dopo aver indossato per 13 stagioni il n.11 della franchigia di San Francisco, Thompson sceglie un’altra strada che lo porta lontano da dove tutto è cominciato nel 2011 per mano di Jerry West, che scelse all’epoca Klay al Draft.
La partenza di Thompson (che aveva incontrato anche i Lakers) è la prova che il tempo passa, i giocatori invecchiano velocemente e i rapporti con le franchigie non rimangono immacolati. L’estate scorsa, Klay e GSW avevano cominciato a parlare di un eventuale rinnovo contrattuale, ma la stagione 2023/24 sottotono del 4 volte Campione NBA (17.9. punti in 77 partite) ha fatto cambiare idea a Joe Lacob, proprietario dei Warriors.
Klay è stato estenuante dietro le quinte allo stesso modo di Green. Non è stato così rumoroso a livello mediatico perché non ha colpito nessuno sul petto. Se sbatte le cose in panchina durante la partita, come pensate che si comporti in allenamento? E nello spogliatoio? È stato scomodo, anche se non si è notato come con Draymond Green
Jason Dumas, via 95.7 The Game
Insider vicini alla franchigia riportano che l’attitudine di Thompson non sia sempre stata candida e disponibile, come è stato nei suoi 13 anni a San Francisco. Jason Dumas lo paragona a Draymond Green: non ha mai fatto parlare di sé per atti sopra le righe (come il pugno che Green rifilò a Jordan Poole, per esempio), ma per piccole cose che hanno infastidito gli addetti ai lavori. Così si dice.
Tutto ciò rovina la Dynasty di Klay Thompson? Certo che no. 4 Titoli vinti da protagonista non si cancellano. L’addio di Klay è il primo segno che l’impero dei Golden State sta per finire. A meno che i Warriors non sorprendano in off season.