I soldi non bastano, nessuno vuole andare a Detroit
I Detroit Pistons hanno rinnovato Cade Cunningham al massimo contrattuale. La Free Agency però non ha dato soddisfazioni nonostante i 64 milioni di cap space

Tra le squadre che entravano in Free Agency sotto la luce dei riflettori c’erano i Detroit Pistons, con 64 milioni di cap space pronti per essere occupati dai contratti di nuove superstar.
Niente da fare. Il nuovo President of Basketball Operations, Trajan Langdon, ha rinnovato Cade Cunningham (224 MLN in 5 anni) e Simone Fontecchio (16 MLN in 2 stagioni); firmato Malik Beasley
e Tim Hardaway Jr (22 MLN totali per il 2024/25), lasciando 52 milioni di dubbi sulla firma di Tobias Harris.
Detroit è uno dei casi particolari di questa FA, tutto il contrario delle franchigie che scialacquano milioni, sforando il salary cap. L’obiettivo ora è raggiungere il salary floor, il monte ingaggi minimo obbligatorio di 120 milioni stabilito dalla NBA per prendere parte alla prossima stagione.
Il gap attuale è soltanto di 2 MLN. Per intenderci: una cifra facilmente raggiungibile con la firma di un veterano al minimo contrattuale. Al contrario delle squadre che eccedono il tetto salariale, Detroit non rischia sanzioni e nemmeno l’esclusione dal campionato.
Le regole della NBA impongono che in caso di mancato raggiungimento del monte ingaggi minimo, il disavanzo venga distribuito in proporzione tra i giocatori presenti a roster.
I Pistons non sono gli unici in questa situazione. Gli Utah Jazz hanno occupato 109 milioni del proprio cap space, ma prima dell’inizio del training camp, la loro Free Agency riserverà quasi sicuramente qualche sorpresa.
È complicato in NBA avere successo in Free Agency senza essere una piazza attraente. Detroit è un esempio: la disponibilità economica della franchigia non ha attirato i Free Agent di spicco anche questa volta.