Butler-Warriors: semplice unione di convenienza?
L’approdo di Jimmy Butler ai Warriors alimenta le aspettative su Golden State, ma per come è nata, difficilmente porterà a qualcosa di positivo

La grande saga è finita. Ora che Jimmy Butler è un nuovo ‘Warrior’ non è facile prevedere il suo impatto sul gioco di Golden State e come la squadra si plasmerà attorno alla sua nuova stella.
Butler non è un ‘mangia-palloni’. Era la miglior role-player star disponibile sul mercato, ma l’investimento di GSW è una scommessa troppo onerosa.
Il Front-Office non ha sacrificato nessuno dei suoi giovani – Kuminga, Podziemski e Moody -, ma ha rinunciato alla profondità del roster cedendo Wiggins, Schroder, Anderson e Waters III più una scelta protetta al 1° Giro.
Scelta necessaria, ma forzata dalla volontà di vincere di nuovo nell’immediato. Parleremmo di un affare, se Jimmy Butler non avesse alle spalle 35 primavere e non avesse dimostrato di essere ormai in parabola discendente da un anno e mezzo.
Questa trade lascia tutti insoddisfatti. Butler avrebbe voluto i Suns, mentre i Warriors ambivano a un giocatore in grado di migliorare lo spacing e il tiro da tre, come Durant o George, rendendo più giustificabile l’investimento da 112 milioni in due anni.
È un matrimonio di circostanza tra due parti che avrebbero desiderato trovarsi in una situazione totalmente diversa, ma che per necessità frenetiche dettate dalla Trade Deadline non hanno avuto altra opzione che scegliersi.
In termini di durabilità fisica, Butler non migliora le prospettive di GSW. Anzi, i suoi costanti infortuni nelle ultime due stagioni sono un motivo ulteriore di preoccupazione sommati a quelli di Curry e alle assenze di Green
Butler-Warriors è un’unione che alimenta grandi aspettative, ma per come è nata, difficilmente porterà a qualcosa di positivo.