NBA Draft Preview, 1° posto: Anthony Edwards

Il pezzo pregiato del Mock Draft. La prima scelta assoluta e il più corteggiato dagli scout. Il prodotto dei Georgia Bulldogs è pronto per essere il migliore.

Anthony Edwards

Eccoci giunti alla fine del nostro viaggio. Dopo aver analizzato altre 19 scelte di questo NBA Draft e aver provato a prevedere il loro futuro, concludiamo in bellezza con il pezzo forte di questa classe 2020: la prima scelta assoluta.

Destinazione: Minnesota Timberwolves

Il soprannome non si addice alla sua stazza e nemmeno alla presenza fisica che mette quando scende in campo. “The Ant-Man”, l’uomo formica (come lo ha soprannominato il papà all’età di 3 anni) è stato il faro dei Georgia Bulldogs e ha attirato le attenzioni delle franchigie NBA soprattutto per la struttura corporea, dove a 196 centimetri fa corrispondere 102 chili.

Prima scelta per i Minnesota Timberwolves che hanno il destino nelle proprie mani. L’ultima volta fu nel 2015 e andò bene, la scelta di Karl-Anthony Towns fu ben accolta e il giocatore, sebbene con qualche limite caratteriale, ha preso le redini del team diventandone il go-to-guy. Al fianco del prodotto di Kentucky e di D’Angelo Russell, Edwards sembra il tassello mancante per raggiungere i tanto agognati play-off, sempre più un miraggio dopo l’addio di Butler.

Punti di forza

Il fisico e il suo sapiente utilizzo sono il primo vero punto di forza del ragazzo. Potente, esplosivo e le braccia lunghe aiutano a renderlo ancora più temibile in fase offensiva. Difficile da contenere sul primo passo e in entrata, dove cerca e trova con continuità i contatti fallosi dei difensori avversari.

Il tiro da tre punti è il marchio di fabbrica: è in grado di rendersi minaccioso sia con la palla in mano sia nelle azioni off the ball. Piedi a terra è una sentenza dal perimetro, ma ciò che può fare con la palla a spicchi tra i polpastrelli lo rende unico. Ha segnato 42 pull-up jumpers in 32 partite, saltando sopra il difensore con estrema facilità. Se nota che la difesa gli lascia campo, prende i jumper da oltre l’arco, se pressato, entra in area tentando tiri dal mid-range o conclude al ferro grazie all’elevazione al suo modo di esplodere a canestro. In campo aperto si trasforma da accentratore a facilitatore di gioco.

Nella NBA moderna può ricoprire senza problemi tre ruoli, grazie alla sua forza, la sua wingspan e la velocità che lo rendono un difensore e un bloccante per gli avversari. Può giocare da playmaker, creando azioni di gioco per i compagni; da guardia, il suo ruolo naturale, per l’attitudine al tiro; infine da ala piccola, aiutato dal peso specifico e dall’uso del baricentro basso, perfetto negli scivolamenti e nei cambi di marcatura.

Punti deboli

Deve migliorare (e lo sta già facendo con il lavoro in palestra) ad essere una minaccia su entrambi i lati del campo. Abituato ad essere la stella del proprio team, non ha chiaro il concetto di giocare con un altri giocatori dello stesso livello (o più alto), perciò tende ad abbassare la testa e andare per la sua strada. Da cambiare la sua reputazione come produttore di gioco, ad ora inconsistente.

Nelle sue vene scorre il sangue del “pure shooter”, un pregio, ma anche un difetto che si nota nelle decisioni di tiro e nella testardaggine di prendere una mole significativa di tiri contestati, anche quando potrebbe entrare in penetrazione. Nel suo anno da freshman ai Bulldogs ha tirato con il 29.1% da 3 punti su 237 tentativi.

Essendo un giocatore tipicamente offensivo, risulta indisciplinato nella sua metà campo, dove spesso perde la marcatura, perché troppo concentrato su quello che dovrà fare nell’azione successiva. Non sa ancora gestire le energie, dunque energia ed intensità scemano con il proseguire della gara.

Conclusione

Per capacità tecniche e fisiche siamo davanti ad una chiara prima scelta da non farsi sfuggire. Attenzione però alla destinazione, sappiamo bene quanto sia disfunzionale l’ambiente di Minneapolis e potrebbe risultare un problema per la sua crescita. I paragoni con i giocatori della Lega sono molti, da Harden ad Oladipo, fino a paragonarlo ad un eventuale flop/bust. Ciò che è apparso ai nostri occhi è un giocatore che con la giusta motivazione può prendersi in mano la NBA.


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