Intervista a Simone Sandri: MVP, Playoff NBA e non solo

Corrispondente negli USA per la Gazzetta dello Sport, è l’unico italiano ad avere l’onore di votare per gli NBA Awards di fine stagione

Shai Gilgeous-Alexander batte in palleggio Payton Pritchard nel match di Regular Season tra Oklahoma City Thunder e Boston Celtics

Con la Gazzetta dello Sport da quasi 30 anni, Simone Sandri è l’unico italiano – e uno dei pochissimi giornalisti non americani – ad avere l’onore di votare per gli NBA Awards di fine stagione.

Per il secondo anno consecutivo, abbiamo avuto il piacere di ospitarlo per una chiacchierata su MVP, DPOY e non solo, nel periodo più bello dell’anno: l’inizio dei Playoff NBA

Most Valuable Player (MVP)

Quest’anno la corsa al premio più ambito della NBA si è trasformata essenzialmente in un duello. Shai Gilgeous-Alexander vs. Nikola Jokic, entrambi protagonisti di una stagione che entrerà negli annali.

Quest’anno è praticamente una scelta 50/50, tu da che parte stai?

“Io voto da diversi anni ed è stato senza dubbio il voto più difficile. Ognuno interpreta il premio in maniera un po’ diversa, molti considerano cruciale l’impatto del giocatore mentre altri danno molta importanza alle vittorie, secondo me è un insieme di tutto. Per me Jokic è senza dubbio il miglior giocatore dell’NBA. Questo non significa, però, dargli il premio di MVP, perché va dato a chi ha giocato la stagione migliore.”

“Jokic ha fatto una delle stagioni più incredibili della storia dell’NBA, ma lo stesso vale per Shai: un giocatore così dominante a livello difensivo e miglior marcatore della lega con una squadra da 68 vittorie non si vedeva da Michael Jordan. Poi con Jokic in panchina, ad esempio, il plus/minus di Denver è incredibilmente negativo. È un voto difficilissimo, ho deciso all’ultimo secondo. Fino a tre settimane fa ero super convinto che avrei votato per Shai”.

La difesa è un parametro che tieni molto in considerazione quando voti per l’MVP?

“È un voto generale. Quest’anno si può dire che Shai è il 12esimo miglior difensore della lega e il terzo miglior difensore della miglior difesa della NBA. Dall’altra parte i numeri di Jokic sono difficili da non prendere in considerazione. Non c’è mai stato un MVP così vicino, almeno da quando voto io, quindi devi considerare tutto. PS: anche Giannis ha giocato una stagione pazzesca, forse la sua miglior stagione in carriera. Potrebbe anche essere lui l’MVP”. 

Ti avrei chiesto chi hai votato come terzo ma credo di aver capito…

“Sì, penso che sarà il ballot più strano quest’anno: avremo tutti o Shai o Jokic primo e poi tutti Giannis come terzo. Io dico sempre che il voto più semplice è l’MVP, di solito a fine stagione è chiaro; ma quest’anno… Io non ho sentito nessuno votare per Tatum come terzo ma è possibile, ci può stare ma vorrei capire il perché”. 

Defensive Player Of the Year (DPOY)

Il premio di miglior difensore dell’anno è probabilmente quello più criticato negli ultimi anni perché destinato quasi esclusivamente ai big-man. Anche in questa stagione Dyson Daniels (primo in NBA per palle rubate) è l’unica guardia nei 3 finalisti – che includono Draymond Green ed Evan Mobley.

Con Wembanyama non ci sarebbero stati dubbi ma ha giocato metà delle partite (non è eleggibile, ndr), quindi chi è il tuo DPOY?

“Hai detto bene, questo è un premio che avrebbe vinto Wemby probabilmente all’unanimità. Il DPOY è il voto su cui mi faccio un’idea parlando con scout, assistant coach e giocatori. Mi dicono chi è il giocatore che dà più problemi alle loro squadre e quest’anno sono Amen Thompson e soprattutto Lu Dort, che ha numeri incredibili in 1v1 marcando sempre il miglior giocatore degli avversari. L’eye test è quello che ti dà l’idea migliore. Dyson Daniels non è nei miei top 3, anche se molti lo voteranno come primo. Io come terzo ho votato Zubac che per me ha fatto una stagione pazzesca”. 

Quindi consideri più i difensori in 1v1 rispetto a quelli di squadra come Draymond Green?

“Non necessariamente, Draymond Green è il difensore più difficile da affrontare a detta di assistant coach e giocatori. Però il DPOY è un premio stagionale e la sua prima parte di stagione è stata deludente, a differenza della seconda metà, dall’arrivo di Butler, in cui è stato nettamente il migliore. I bookmaker hanno Draymond Green come favorito, ma in molti lo voteranno basandosi su quello che hanno visto da quando c’è Butler”. 

Secondo Jalen Williams ci sarebbe bisogno di un DPOY per le guardie e uno per i big, tu che ne pensi?

“No, non sono d’accordo perché la NBA va sempre più verso la position-less e anche per i quintetti si può votare senza considerare il ruolo. Credo che i votanti, però, debbano considerare tutto e non solo le statistiche che favoriscono i big-man come le stoppate. Per questo io mi baso molto su cosa mi dicono gli addetti ai lavori. Anche guardando Amen Thompson, Lu Dort o lo stesso Draymond Green, molte delle loro difese sono da manuale. E sono cose che vanno al di là dei numeri”. 

Most Improved Player (MIP)

Dopo il trionfo di Tyrese Maxey, il premio di giocatore più migliorato sarà conteso fra Cade Cunningham, Ivica Zubac e un Dyson Daniels che una volta lasciata la Lousiana ha mostrato lampi da superstar.

Per il Most Improved Player chi hai valutato e su cosa ti sei basato? 

“Non ho considerato Cade Cunningham, anche se in teoria è il favorito. Per me non si dovrebbe premiare un giocatore che era già un eccellente giocatore, ma che ha fatto un paio di stagioni sottotono solo a causa del contesto in cui giocava. La sua crescita non ha sorpreso nessuno. È un premio che non è definito molto bene e potrebbe comunque vincerlo. Per me va al di là dei numeri e dipende anche delle aspettative: io ho votato in top 3 sia Austin Reaves che Christian Braun. Reaves è passato da buon giocatore a terzo violino in una contender, mentre Braun è diventato un gran titolare e difensore”. 

Playoff NBA 2025

I Playoff di quest’anno saranno spettacolari e incerti fino all’ultimo, anche se le favorite rimangono Oklahoma City, reduce da una stagione storica, e Boston che vuole fare il bis dopo la vittoria del 2024.

È un anno particolare dato che alla trade deadline è successo di tutto. Per molti la finale sarà OKC-Boston, la tua qual è?

“La mia è Lakers-Boston. Ho la sensazione che i Lakers siano la squadra del destino. Vedo qualcosa di particolare, non è razionale come pronostico perché OKC è nettamente la squadra più forte quest’anno. Sono talmente profondi e talentuosi che è difficile puntare contro di loro, ma questi Lakers li vedo davvero una squadra del destino, che può ovviare alla grave mancanza di un centro fisico. Con Hachimura potranno creare problemi a Minnesota, portando Gobert fuori. Contro Golden State, poi, li vedo nettamente favoriti e voglio vedere quante energie dovrà spendere OKC per battere i Clippers”. 

Quindi Denver fuori al primo turno?

“Bisognerà capire quanto saranno sani i Clippers, ma saranno davvero difficili da battere. Ho la sensazione che ci sarà una sorpresa, con una finale di Conference a Los Angeles e poi la finale Lakers-Celtics che sarebbe un sogno per Adam Silver. Abbiamo visto cose assurde quest’anno, inclusa la trade più incredibile che ho visto nei miei 29 anni di NBA, e vedo questo allineamento di costellazioni per cui in un modo o nell’altro i Lakers arriveranno alle Finals”.

Quindi se vedi i Lakers alle Finals non credi che le loro lacune siano così gravi.

“Se vogliamo dare una spiegazione tecnica alla mia scelta non ci riusciamo, perché hai ragione: i Lakers hanno punti deboli oggettivi che posso essere sfruttati anche da Minnesota, e potrebbero uscire anche al primo turno. Anche contro Oklahoma è difficile sostenere che possano vincere un matchup del genere. È più una scelta irrazionale, io di solito azzecco sempre pochi pronostici perché li analizzo razionalmente”.

Altre possibili sorprese? Come vedi i Warriors?

“Sono arrivati stanchi alla fine della regular season, però già il fatto che Steve Kerr abbia tolto Kuminga dalla rotazione, un giocatore che doveva essere un X-factor ai Playoff, mi fa venire un po’ di scetticismo. Contro Houston sarà una serie incredibilmente fisica, secondo me sono leggermente favoriti ma se dovessero incontrare i Lakers non passerebbero. Sono un po’ scettico sui Warriors, così come i Nuggets”.

A Est invece? I Pacers?

“È una squadra esplosiva che ha molte qualità. A volte non sono molto affidabili nei finali di partita e non vedo come possano fare male ai Cavs o ai Celtics. Salvo un problema fisico grave di Brown, secondo me è tutto apparecchiato per Boston. Hanno giocato la classica regular season di una squadra che ha vinto il titolo, hanno messo il pilota automatico. È una squadra che nei Playoff cambia passo. A Est sono difficili da giocare per tutti, sono nettamente favoriti”.

Chi deve dimostrare qualcosa e chi si gioca di più in questi Playoff? Shai, Giannis o anche Curry?

“È una bella domanda. Curry per me non ha assolutamente nulla da dimostrare. OKC deve arrivare almeno in finale di Conference, altrimenti sarà molto criticata. Giannis non ha da dimostrare, sono i Bucks che devono dimostrare qualcosa a Giannis. Se dovessero uscire al primo turno, in estate Giannis potrebbe chiedere di essere ceduto oppure i Bucks potrebbero pensare di ricostruire. Vorrebbe dire che il progetto Lillard è fallito, anche per colpa della sfortuna e degli infortuni”.

Quindi non credi al “per sempre” di Giannis a Milwaukee?

“Non credo al ‘per sempre’ di nessuno ormai, ma sicuramente non credo a quello di Giannis. Perché le situazioni e le prospettive cambiano: quando vedi che sei arrivato alla fine del ciclo devi ricominciare. Questi discorsi nell’NBA moderna sono difficili da fare. Le restrizioni salariali del primo e secondo apron limitano molto le squadre e dopo un certo punto sai che non puoi andare”.

La Trade di Doncic e il prossimo Draft NBA

Quasi tre mesi fa si è conclusa una delle trade più incredibili della storia NBA tra Luka Doncic e Anthony Davis. Una mossa che ha modificato completamente il panorama della lega e ribaltato le ambizioni dei Lakers, che quest’anno possono davvero puntare in alto.

Come hai vissuto la trade di Doncic e cosa ne pensi a distanza di quasi 3 mesi?

“Nico Harrison (General Manager dei Mavericks, ndr) continua a dire ‘Defense wins Championships’ ma non ha senso perché non è così vero e i Mavericks l’anno scorso erano una delle migliori difese, oltre ad aver preso Klay Thompson in estate. Ha anche detto che non era sicuro che Luka avrebbe firmato il rinnovo ma in realtà non è vero. Sono tutte cose che non aiutano contro le idee dei complottisti…”. 

Sei riuscito a dare una spiegazione al fatto che Nico Harrison non abbia nemmeno ascoltato le eventuali offerte delle altre 28 squadre?

“Io non riesco ancora a spiegarmelo, anche perché più Nico cerca di spiegare e meno si capisce. La cosa che avrebbe avuto più senso sarebbe stato rinnovare Doncic e scambiarlo in seguito, dato che si sarebbe aperto il mercato per qualsiasi giocatore. È totalmente inspiegabile che siano stati i Mavs a scegliere i Lakers e che abbiano ricevuto così poco in cambio. Io non sono ancora riuscito a darmi una spiegazione, così come il 99% degli addetti ai lavori”.

Chi è il giocatore più interessante di questo Draft? Dopo Cooper Flagg ovviamente.

“Io dico Dylan Harper ma c’è comunque una grande differenza tra Cooper Flagg e tutti gli altri. Molti credono che sia un Draft molto profondo ma tra 5 anni vedremo un grande distacco tra lui e gli altri. Non dico che sarà al livello di Wembanyama, perché a quel livello c’è stato solo LeBron, ma avrà l’impatto di una grande prima scelta. Secondo me è addirittura sottovalutato, se ne è parlato troppo poco. Credo che sia un transcendal player, uno che avrà un impatto anche oltre le aspettative”.

Popcorn alla mano, è il momento di tuffarsi nei Playoff NBA: adrenalina pura e spettacolo garantito. E mentre le squadre si giocano tutto, aspettiamo di scoprire chi porterà a casa i premi di fine stagione, che come ogni anno stanno facendo discutere un bel po’.

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