Crollo Celtics: niente sarà più come prima

Dopo l’eliminazione dai Playoff NBA, Boston si trova al bivio: serve una rifondazione o una ridefinizione mirata del roster?

Per il settimo anno consecutivo, i Campioni in carica non difenderanno il Titolo vinto. Eliminata e dominata in Gara -6, Boston saluta le chance di completare il back-to-back e si prepara a cambiare veste.

La metafora con cui Brown scarica la tensione di una serie deludente contro i Knicks (21 punti di media col 40% al tiro non sono numeri da 300+ milioni a contratto) è la fotografia di come i Celtics si preparano ad affrontare l’estate.

Mi hanno insegnato che c’è la vita dopo la morte

Jaylen Brown

Con Tatum fuori fino al 2026/27 e un monte salari da record assoluto – 493 milioni tra stipendi e luxury tax – i Celtics si trovano davanti a un bivio cruciale: limitarsi a piccoli aggiustamenti o avviare una rifondazione profonda?

In medio stat virtus. Boston non necessita mosse estreme, servirà muovere alcune pedine chiave per costruire una squadra più equilibrata, competitiva e sostenibile in vista del ritorno di Tatum.

I primi a finire sul tavolo delle riflessioni saranno Holiday, Porzingis e White. Giocatori che Brad Stevens, poco più di un anno fa, aveva esteso con un chiaro doppio obiettivo: garantire continuità tecnica, ma anche preservarne il valore come asset da scambiare all’occorrenza.

Questa squadra non sarà più la stessa. È la parte più dura da accettare

Derrick White

Non cambieranno radicalmente il volto dei Celtics, ma sono mosse che tracciano una direzione chiara: affrontare una stagione di transizione puntando ad accumulare scelte, rinforzare la profondità della rotazione alleggerendo lo spazio salariale.

Il momento è arrivato. Troppo presto, e senza un secondo Titolo che in molti si aspettavano.

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