Da Parigi a Manchester: Come l’NBA ha conquistato il Vecchio Continente

L’NBA è ormai un fenomeno sempre più mondiale e coinvolgente. Dalle partite alla possibile collaborazione con la FIBA: ecco come sta cercando di entrare in Europa

USA TODAY - Adam Silver durante la conferenza stampa a seguito dei Paris Game 2025

Fino a pochi anni fa l’appuntamento notturno con la NBA era una cosa per pochi, di nicchia. Ma oggi non è più così. Sta diventando un vero e proprio momento di grandi͏ssima attesa. Dal sold-out di Parigi alle prime-time britanniche, l’NBA viaggia in busin͏ess clas͏s verso l’Europa spinta da stelle nate a Belgrado, Lubiana e Atene, da un’offerta streaming senza confini e da una presenza social che oscura quella di molte leghe calcistiche. L’ultima dimostrazione è arrivata a gennaio, quando due gare di regular season all’Accor Arena hanno generato 718 milioni di visualizzazioni sui social, un record assoluto per un evento NBA fuori dagli Stati Uniti. Dei numeri di questo genere spiegano perché sempre più broadcaster prenotano slot in prima serata e perché i brand europei usano la sigla NBA come un passaporto globale. Ma il boom non dipende solo dalle cifre: contano l’identificazione con i giocatori, l’esperienza live che la lega porta nel continente e persino il modo in cui i tifosi riempiono l’intervallo con un click sullo smartphone.

Durante l’intervallo, spazio anche all’hilo game

Non tutti i tifosi passano la pausa tra un time-out e l’altro analizzando le statistiche. Molti, soprattutto sui dispositivi mobili, si intrattengono con l’hilo game, un gioco di carte in cui basta indovinare se la carta successiva sarà più alta o più bassa di quella scoperta. La semplicità delle regole, unita a delle sessioni rapidissime, lo rende uno dei passatempi preferiti nei casinò online, come conferma la presenza del titolo nei cataloghi dei provider che si stanno espandendo in Italia. Le guide specializzate sottolineano che le vincite crescono quando si scommette su carte di mezzo, per esempio un 7, perché la probabilità si riduce ma il moltiplicatore aumenta.

Una costellazione di stelle europee

La presenza di campioni made in Europe non è più un fenomeno di nicchia, ma è il vero e proprio motore culturale del campionato. Il roster 2024-25 conta 63 giocatori europei provenienti da 26 Paesi. In pratica ogni franchigia può schierare almeno un atleta del Vecchio Continente e i volti simbolo come Nikola Jokić, Luka Dončić, Giannis Antetokounmpo o il nuovo arrivato Victor Wembanyama alimentano l’identificazione dei tifosi. Sono proprio loro che riescono a spingere i supporter dalla Zagabria a Saragozza a vegliare fino all’alba per seguirli in diretta. Anche i vertici dell’Eurolega riconoscono che l’appeal dei propri ex talenti in NBA traina il pubblico e gli sponsor. Anche se, chiaramente, continuano a difendere la specificità del basket europeo.

L’NBA che gioca in Europa: Eventi, marketing e atmosfera da arena

Portare la lega sul territorio è diventato un obiettivo molto importante della strategia di espansione. I due match di regular season disputati a Parigi lo scorso gennaio non si sono limitati a riempire l’Accor Arena: hanno spinto gli abbonamenti a NBA League Pass in Francia in crescita del 29% rispetto all’anno precedente e hanno attirato un pubblico da decine di Paesi. Insomma, hanno trasformato l’intero evento in una vetrina globale.

Allo stesso tempo, la lega ha stretto un accordo pluriennale con TNT Sports che garantisce la programmazione dedicata e le partite in prima serata per i tifosi del Regno Unito e dell’Irlanda, dei mercati che finora erano dominati dal calcio ma che hanno dimostrato tantissimo interesse per la palla a spicchi. L’operazione conferma un approccio già testato in Medio Oriente: portare l’esperienza NBA sotto casa anziché costringere i fan a delle insolite veglie notturne.

La stessa NBA valuta persino una competizione europea in partnership con la FIBA, ipotesi accolta con prudenza dall’Eurolega che teme la frammentazione del movimento ma che riconosce anche la forza del marketing del colosso nordamericano.

Streaming, social e prime time: La rivoluzione digitale del tifo

Se trent’anni fa l’unico modo per seguire Michael Jordan dall’Italia era cercare una videocassetta, oggi bastano due tocchi sul telefono. La NBA è la seconda lega sportiva più seguita al mondo con 212,2 milioni di follower sulle principali piattaforme social. Più della metà di questo pubblico vive fuori dagli Stati Uniti. In Europa i contenuti localizzati hanno raddoppiato le visualizzazioni nell’ultimo anno, grazie a 18 account che pubblicano in varie lingue.

L’ecosistema digitale si completa con l’app ufficiale, aggiornata nel 2024 con dei badge dinamici e gli NFT che premiano l’attività dei tifosi e con un League Pass modulare pensato per i fusi europei. I broadcaster si sono adeguati: in Germania la finestra del sabato sera su Dazn e in Spagna gli slot della domenica su Movistar propongono la palla a due in orario digestione. Offrono agli sponsor un’audience a base di giovani e mobile.

Insomma, l’NBA in Europa non è più un fenomeno di nicchia. È un ecosistema che combina il talento locale, gli eventi itineranti, la distribuzione digitale e le nuove abitudini di consumo. Con altre tappe internazionali già in cantiere e un numero sempre più alto di giovani europei nelle liste draft, il legame fra le due sponde dell’Atlantico sembra destinato a rafforzarsi. Questo significa che la notte NBA sta diventando un vero e proprio appuntamento di prima serata in tutto il continente europeo.

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