VJ Edgecombe non è ancora pronto per l’NBA
La terza scelta dei Sixers ha stupito tutti all’esordio, ma serve cautela: Edgecombe non è ancora pronto per un ruolo da protagonista in NBA
L’impatto di VJ Edgecombe con la Summer League è stato esplosivo. Nella sua prima uscita con la maglia dei Philadelphia 76ers, la terza scelta assoluta ha messo a referto 28 punti, 10 rimbalzi, 4 assist e 2 stoppate, dimostrando subito di avere un fisico fuori dal comune e una presenza dominante in campo, anche contro avversari già navigati come quelli dei Jazz.
Le cifre, per quanto impressionanti, vanno però contestualizzate. Edgecombe ha tirato ben 27 volte in quella partita: un volume di conclusioni irrealistico per una gara NBA, soprattutto in una squadra come Philadelphia, dove Maxey, Embiid e altri hanno priorità offensive ben definite. Il rischio è quello di sovrastimare la sua effettiva prontezza, confondendo potenziale con immediatezza.
Limiti strutturali e spazi da costruire
Gran parte dei suoi punti è arrivata attaccando il ferro, una soluzione che difficilmente potrà replicare con la stessa costanza tra i professionisti, dove fisicità e protezione del pitturato sono di altro livello. Inoltre, il tiro perimetrale è ancora in fase di sviluppo: non un difetto grave a questo punto del suo percorso, ma un aspetto che rende più difficile immaginare Edgecombe come starter subito.
Il nodo tattico: compatibilità con Maxey
In uno starting five dove il ruolo di shooting guard sarebbe il più naturale per lui, Edgecombe si troverebbe a dividere tiri e possessi con Maxey (il vero leader dei 76ers), con il rischio concreto di veder ridotta drasticamente la sua efficacia offensiva. Per un giocatore che ha bisogno di volume e libertà per incidere, potrebbe rivelarsi una trappola.
L’esempio Scoot Henderson
Non è un caso che il paragone più calzante sia con Scoot Henderson: struttura fisica simile, selezione di tiro discutibile, grandi aspettative e un inizio complicato. Come per il giovane dei Blazers, anche per Edgecombe lo scenario ideale potrebbe essere quello del sesto uomo, almeno per la prima stagione. Un modo per crescere senza pressione, sfruttando la panchina come trampolino e non come punizione.