Curry mette in discussione il CBA: “Siamo sottopagati”

Stephen Curry rilancia il dibattito sul valore dei giocatori, lanciando un messaggio alla NBA

Stephen Curry in Regular Season 2023/24 con I Golden State Warriors

Steph Curry torna a far discutere, stavolta non per una tripla da centrocampo ma per le sue parole sul sistema economico dell’NBA. In un’intervista rilasciata a Complex, la stella dei Golden State Warriors ha lanciato un messaggio chiaro: i giocatori sono sottopagati.

E no, nonostante i suoi 59,6 milioni di dollari di stipendio previsti per la stagione 2024-25 (che saliranno a 62,6 l’anno dopo), non si tratta di una provocazione.

Il punto, spiega Curry, è che l’attuale CBA (il contratto collettivo) impedisce ai giocatori di avere una vera partecipazione nei ricavi a lungo termine della lega.

È una partnership con la proprietà, con la lega, ma noi siamo solo su una parte a breve termine di quei profitti

Stephen Curry via Complex

In altre parole: i giocatori creano il prodotto, ma non hanno accesso all’equity, ovvero alla possibilità di possedere una parte della squadra o della lega stessa.

Le cifre che guadagniamo sembrano folli, ma quello che fa la lega è probabilmente dieci volte tanto

Stephen Curry via Complex

Da qui l’auspicio che in futuro le regole possano cambiare, permettendo agli atleti di condividere maggiormente la crescita economica dell’NBA.

Le reazioni non si sono fatte attendere. C’è chi sostiene Steph Curry (che parla anche del ritiro), ricordando che star come lui o LeBron generano miliardi in merchandising e diritti TV.

Ma anche chi lo accusa di essere fuori dalla realtà. Una cosa però è certa: Curry ha acceso i riflettori su un tema che potrebbe diventare centrale nelle prossime trattative sindacali.

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